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Appaloosa

Regia di Ed Harris vedi scheda film

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La recensione su Appaloosa

di FilmTv Rivista
8 stelle

La questione morale ai tempi del Far West. Ecco cos’è Appaloosa, nome di una razza equina e di una città del New Mexico, meta di due cavalieri senza macchia, senza paura, (quasi) senza voce e con molta ironia. Virgil Cole ed Everett Hitch sono due maschere di eroi, bandoleri stanchi e sornioni che messo su un cappello, rughe fascinose il primo e un paio di baffi il secondo, sono pronti per pacificare ogni città dimenticata da Dio e dalla legge. E a differenza di questi ultimi, loro non perdonano. Ed Harris, protagonista e regista, e Viggo Mortensen, che con un’arma in mano attraverserebbe qualsiasi genere di film e qualsiasi film di genere, sono una coppia laconica a cui basta uno sguardo per capirsi, sparano pochi proiettili e ancora meno battute, ma in entrambi i casi non sbagliano mai mira. La storia ha la semplicità che il western pretende: Virgile (Harris) è un uomo che s’è fatto da solo, cavaliere solitario che ha percorso palmo a palmo la Frontiera liberandola da criminali e (pre)potenti, Virgil un veterano di West Point che ha dismesso la divisa e che da una dozzina d’anni lo affianca, unico a meritarsi la sua fiducia, compagno di missioni impossibili. Anche se quella più difficile – i due hanno un rapporto maschio ma un ménage quasi matrimoniale - si presenterà con le fattezze di Renée Zellweger (non fa danni, miracolo), emancipata e irriverente spasimante di Virgil, scafata navigatrice nel mare del machismo da saloon e pistola e desiderosa di diventare casalinga disperata. Sembra esserci tutto per un western classico, compresa la regia di campi medi e lunghissimi, di primi piani e montaggio compassato. E invece Harris ci regala elementi e citazioni (Leone ed Eastwood, ma anche e soprattutto Hawks e Ford) per sovvertire il genere, in cui gli uomini veri non si prendono mai sul serio e in cui i cattivi (Jeremy Irons, villain gigione) non sono destinati alla sconfitta. Perché in questo strano triangolo Ed- Renée-Viggo, l’importante non è vincere, ma partecipare.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 2 del 2009

Autore: Boris Sollazzo

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