Regia di Vicente Amorim vedi scheda film
Berlino 1936, un innocuo professore di letteratura viene cooptato dalle SS in quanto autore di un romanzo che tratta con favore il tema dell'eutanasia dei malati gravi (riferimento al famigerato progetto T4, abbandonato dal regime per la forte opposizione delle chiese cristiane tedesche, per una volta unite nella stessa causa).
Per ignavia (e per interesse) aderisce alla richiesta, diventando un membro attivo del partito nazista , rinnegando i suoi già periclitanti ideali.
Quando le persecuzioni razziali divengono quotidiane, prende coscienza di ciò che è diventato, ma è troppo tardi.
Vorrebbe essere la declinazione di un caso di banalità del male (espressione abusatissima, di cui chiedo scusa), si ferma purtroppo alla banalità.
E' un film senza ritmo, che forse sconta la sua origine teatrale, con un cast male assortito.
Mortensen è fuori parte, cerca di "impersonare" le incertezze morali del personaggio con un campionario fastidioso di tic e mossette di nessun impatto.
Terribile nella sua ovvietà il personaggio dell'amico ebreo (psicanalista, ci mancherebbe) eroe della Grande Guerra che finisce deportato.
Storicamente scontato, cinematograficamente inutile.
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