Regia di Mark Herman vedi scheda film
Tante le similitudini con “La vita è bella” di Benigni, una la differenza sostanziale: l'occhio di bue inquadra un bimbo tedesco anziché uno ebreo, rimarcando (e rivendicando) così un'innocenza e un coraggio infantile che non conoscono barrriere.
Ricalcato su forme e concetti de “La vita è bella” di Benigni, “Il bambino con il pigiama a righe” offre un'altra visione del dramma dei campi di sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale dal punto di vista dell'innocenza infantile. Contrariamente al sopracitato film però, questa volta il protagonista non è Ebreo ma Tedesco. Non più vittima ma carnefice. E in questo risiede probabilmente la grandezza del film di Mark Herman, nel sottolineare come l'infanzia cancelli tali differenze: non esistono razze nemiche, non esistono predatori e prede, esistono solo bambini capaci di essere amici pur se circondati dalla più assurda e generalizzata follia degli adulti. Memorabile il finale. Complimenti vivissimi alla BBC, sempre attenta a finanziare progetti di qualità come questo, contrariamente a quel che ormai accade con la televisione pubblica italiana.
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