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Ultimatum alla Terra

Regia di Scott Derrickson vedi scheda film

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La recensione su Ultimatum alla Terra

di Maciknight
5 stelle

E’ indubbio che il film abbia delle lacune evidenti nella credibilità della narrazione e nella sceneggiatura, a partire dai presupposti, ma non ritengo debba essere severamente castigato, non fosse altro per alcune idee contenute, atteggiamenti critici (seppur lievi) al sistema di potere USA e per l’intrinseco messaggio ecologista veicolato.

E’ indubbio che il film abbia delle lacune evidenti nella credibilità della narrazione e nella sceneggiatura, a partire dai presupposti, ma non ritengo debba essere severamente castigato. Forse perché al tema centrale del film, seppur pretestuoso per il modo superficiale con cui è affrontato, cioè il degrado ambientale e civile dell’umanità che minaccia la sopravvivenza stessa del pianeta (inteso come organismo vivente assai complesso), ho dedicato parecchi anni della mia vita, la qual cosa mi induce ad essere magnanimo con coloro che mediaticamente si dedicano ad affrontare l’argomento. In ogni caso il film non è all’altezza di quanto si proponeva e ben lontano da quanto avrebbe potuto conseguire se solo gli autori avessero avuto un minimo talento, oltre che competenze in merito. A partire dalla scelta di far scendere la “sfera” principale con a bordo il messaggero di quello che verrà definito dal protagonista (un Reeves ben lontano dai tempi d’oro di Matrix) un gruppo di civiltà galattiche proprio in Central Park, cioè negli USA, il paese più guerrafondaio del mondo. Se le civiltà galattiche intendessero inviare un messaggero per parlare con tutti i governi del mondo, si presume che si siano in precedenza informati (anche tramite infiltrati, come emerge anche nel film), dovrebbero scegliere la Svizzera, lo saprebbe anche un bambino. Poi, nonostante la gran massa di militari, basi, mezzi corazzati, federali, ecc., schierati per far fronte alla presunta minaccia aliena, è paradossale l’assoluta assenza del ricorso alla tecnologia di ricerca per individuare il fuggitivo, dopo che l’alieno Reeves ha preso il largo quando si è accorto che le cose si mettevano male. Gli autori non hanno mai ricorso alle telecamere, che sono ovunque negli USA anche nei gabinetti pubblici, per ricercare tracce del fuggitivo. Il fuggitivo stesso, non si è mai minimamente mimetizzato durante la fuga, passando davanti a non so quanti militari e poliziotti, nessuno che lo riconoscesse, nonostante la sua immagine fosse diffusa in tutti i notiziari. E di questo passo potrei continuare ad elencarne decine di lacune narrative, che rendono la stesura della sceneggiatura a dir poco superficiale, fino al lieto fine poco credibile, troppo lieve e pretestuoso il motivo addotto per invertire il processo di condanna dell’umanità al suo destino di distruzione, anche se in parte è rimediato proprio alla fine, quando si spengono tutte le fonti di energia, per far intendere che l’umanità dovrà ricominciare da capo la sua evoluzione. In proposito devo dire che l’idea dello sciame di insetti alieni che distruggono tutto al loro passaggio convertendo tutto ciò che incontrano o che impatta contro di loro in altri insetti, assumendo lo sciame dimensioni ciclopiche come quelle di un tornado, non è affatto male, consentirebbe un repulisti generale del pianeta in tempi ristretti. Così come non sono male altre idee, contenute nel film, come le sfere che si riveleranno fin da subito agli occhi attenti dello spettatore (meno per i militari, politici e scienziati USA descritti mirabilmente nel film) come “arche” per salvare le specie animali portandole in altri pianeti simili alla terra, particolarmente adatti alla vita. Che sono pochi nell’intero universo, come rivela l’alieno Reeves, pianeti talmente preziosi che devono essere preservati da coloro che rischiano di distruggerli, e che sono costantemente monitorati dalle civiltà aliene più avanzate. A proposito del modo di descrivere i militari americani e coloro che li comandano (segretario alla difesa e presidente in testa), mirabile il modo come sono descritti nella loro ottusità pedissequamente abitudinaria e distruttiva, giocando con le loro armi inadeguate ripetendo fino alla noia gli stessi errori tattici (attaccare con ogni mezzo, anche quando si è già rivelato inutile), pur di non riconoscere la loro impotenza di fronte a qualcosa di sconosciuto e dotato di una netta superiorità tecnologica, fino a farsi del male da soli. Tutto pur di non dover scendere a compromessi col nemico, cioè con quello che si è voluto fosse il nemico, un nemico ci vuole sempre, in quanto funzionale al sistema. Rilevabile ed apprezzabile il ruolo della protagonista femminile, la scienziata biologa ed astrofisica interpretata dalla Connelly, l’unico vero valore aggiunto del cast. In conclusione, l’occasione era ghiotta per realizzare qualcosa di maggiormente valido, ennesima occasione sprecata, ma una sufficienza risicata gliela attribuirei, non fosse altro per alcune idee contenute, atteggiamenti critici (seppur lievi) al sistema di potere USA e per l’intriseco messaggio ecologista veicolato.

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