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Ultimatum alla Terra

Regia di Scott Derrickson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ultimatum alla Terra

di degoffro
2 stelle

E’ vero, è un luogo comune, purtroppo. Visionando però, a distanza ravvicinata, i due “Ultimatum alla terra”, il confronto è impietoso, persino imbarazzante, per il kolossal con Keanu Reeves. Quanto è sobrio, realistico, asciutto, pur nelle sue ingenuità l’originale di Wise, magnificamente costruito come un secco ed allarmante documentario in stile noir dal forte ma mai invadente messaggio politico (persino il lungo discorso finale d’addio dell’alieno riesce ad evitare la pomposa retorica e conserva una sua forte e stringente attualità), tanto è rumoroso, fasullo, prolisso il monotono e frastornante remake. Viene da sorridere sentendo nel dvd il regista che si compiace per aver rispettato lo spirito dell’originale realizzando, a suo dire, un’opera credibile. Ma dove? A partire dall’incipit, sulle innevate montagne dell’India del 1928, a spiegare l’origine aliena di Klaatu con le fattezze di Keanu Reeves, il film procede come il consueto roboante baraccone di fantascienza dagli effetti speciali all’avanguardia ma dall’anima del tutto assente. Le poche sequenze riprese dall’originale appaiono senza senso e/o fuori contesto (l’incontro con lo scienziato e l’interruzione dell’elettricità), i molti cambiamenti narrativi non sono necessariamente giustificati dall’esigenza di attualizzare la storia. Personalmente poi rimpiango parecchio l’immagine di quel mitico disco volante che vola sopra Washington con il buon alieno Klaatu venuto in pace ad annunciare i rischi che corre la Terra per l’uso poco accorto che fa dell’energia atomica ed il robot Gort pronto a difenderlo dalle immediate e violente aggressioni umane. Qui l’astronave è diventata una sfera (“Se le sfere sono arche, vuol dire che dopo verrà…” “Il diluvio!”) e il robot è composto di afidi che, come uno sciame incontrollabile, inghiotte e distrugge tutto ciò che incontra sulla sua strada (idea peraltro non proprio originale, se si pensa a “Daitarn 3” – vedi l’episodio “Gli insetti nemici”). Attori spaesati (Keanu Reeves è sempre più impassibile e impenetrabile – e non mi si dica che la sua inespressività è dettata dal suo personaggio - spiace però soprattutto per Jennifer Connelly e Jon Hamm a cui sono affidati caratteri insignificanti e banalissimi, mentre Kathy Bates segretario alla difesa è alle prese con un ruolo talmente brutto e stereotipato che quasi non ci si crede), regia ridondante, sceneggiatura confusa e macchinosa, ritmo sfiancante, episodi ridicoli (la fuga di Klaatu dalla base militare, dopo la macchina della verità), un messaggio ecologista reso fin troppo esplicito (“Questo pianeta sta morendo e la razza umana lo sta uccidendo!"), dialoghi sentenziosi (“Perché sei venuto qui?”Sono venuto a salvare la Terra.”), una morale infantile (“A un passo dal baratro cambiamo tutti!”), una rappresentazione ben poco lusinghiera delle ottuse e ostili alte sfere politiche e militari americane (tanto da pensare che forse la distruzione del genere umano non sarebbe così negativa), momenti patetici e pomposi evitabilissimi, soprattutto nella definizione del rapporto tra la protagonista e il figlioccio (il picco viene raggiunto nella sequenza al cimitero, sulla tomba del padre del piccolo protagonista che supplica l’alieno di riportaglielo in vita perché “Niente muore mai veramente”, con Klaatu che, dopo aver pesantemente criticato gli umani perché “Trattate il mondo come vi trattate tra di voi!”, commosso dall’abbraccio caloroso e amorevole tra madre e figlio, commenta: “C’è dell’altro in voi: l’ho capito adesso!” e cambia di colpo idea sulle sue intenzioni). Roba talmente assurda e grossolana che si fatica a trattenere le risate. Siamo dalle parti della fantascienza becera e demenziale stile “Independence day” solo che anziché Will Smith, ci si becca il figlio Jaden che, a proposito degli alieni in visita, dice: “Il nemico va combattuto. E’ meglio ucciderli lo stesso, per sicurezza! Papà lo avrebbe fatto.” A parte la facile ironia che ammicca al film di Emmerich, proprio una bella filosofia di vita. Più che alla terra l’ultimatum dovrebbe essere dato a Hollywood in merito alla produzione di certe baggianate. Nomination ai Razzie Awards come peggior remake.
Voto: 3

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