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The Fall

Regia di Tarsem Singh vedi scheda film

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La recensione su The Fall

di pazuzu
8 stelle

Presentato da David Finhcher e Spike Jonze, The Fall è l'opera seconda di Tarsem Singh, regista indiano con un passato di videoclip musicali e già autore del non indimenticabile The Cell. Scritto di proprio pugno (con Dan Gilroy e Nico Soultanakis) per dar libero sfogo al proprio estro, ed ispirato a Yo ho ho, un film bulgaro dei primi anni '80, The Fall è il frutto di un coraggioso autofinanziamento e di anni passati a scovare location da favola in ogni angolo del globo (dall'India alla Spagna, da Bali al Sudafrica, dalle Isole Fiji a Roma).
Ma è da un ospedale di Los Angeles negli anni '20 che prende il via la storia, il viaggio fantastico di Alexandria, una bambina di 5 anni, figlia di immigrati, ricoverata per la frattura di un braccio rimediata cadendo mentre, sfruttata, raccoglieva arance, e Roy, un stuntman che ha perso l'uso delle gambe gettandosi dal ponte di una ferrovia per affogare in un fiume le sue pene d'amore. Un viaggio fantastico sotto la forma di una lunga fiaba, o, meglio, di un "racconto epico di amore e vendetta", per dirla con le parole di Roy, che (con lo scopo di ammaliarla e convincerla a rubare per lui la morfina che gli serve per morire) propone alla bimba le sue visioni di un mondo esotico improbabile e affascinante popolato da un manipolo di personaggi romanticamente assurdi e audacemente assortiti: c'è l'indiano col vizio di lisciarsi un sopracciglio quando avverte un pericolo, c'è l'ex schiavo in fuga, c'è Luigi, l'italiano esperto di esplosivi, c'è il giovane zoologo inglese Charles Darwin inseparabile dalla propria scimmietta, c'è il bandito mascherato che non sa nuotare, e c'è pure il mistico, uno stregone partorito dall'autocombustione di un albero. Una banda sgangherata tenuta insieme da un obiettivo comune: uccidere il terribile Governatore Odioso.
Messa così sembra una storia sconclusionata sopra le righe e pure un po' ridicola, ma proprio qui viene il bello: perché quello messo in piedi da Tarsem è invece un caleidoscopio di invenzioni visive che lascia letteralmente a bocca aperta a partire dal plastico ralenty iniziale, passando per la prima apparizione dello stregone, per la frenetica geometria nella scena della danza rituale, per l'ampio respiro delle riprese aeree tra le dune, e via discorrendo fino al bellissimo finale, poetico e sentito omaggio alla settima arte. Già perché è proprio il cinema il protagonista assoluto della pellicola, il cinema come luogo della fantasia, come mezzo attraverso cui sognare e far sognare.
The Fall
è la forma che si fa sostanza, è l'immaginazione al potere, è la metafora che diviene fatto rendendo plausibile l'assurdo. La fiaba prende forma sempre più concreta nei pensieri di Alexandria, o meglio la sua fantasia inizia a volare sempre più in alto, al punto di sentire il bisogno di vivere quest'incredibile avventura in prima persona. E la realtà si mescola con la finzione anche per Roy, che nei racconti proietta in maniera sempre meno celata i propri patimenti e le proprie ossessioni, i propri desideri e le proprie paure.
È tutto un susseguirsi di visioni The Fall, una favola luccicante, piena zeppa di colori accesi, densi, saturi oltre ogni dire, al limite della flourescenza. Colori che riempiono gli occhi e alleggeriscono il cuore, arricchiti dai movimenti fluidi di una macchina da presa sinuosa e scattante, vistosa ma mai troppo aggressiva, e che sa farsi da parte nelle scene più ordinarie ambientate all'interno dell'ospedale, coniugando egregiamente abilità tecnica e senso del limite ed evitando di conseguenza la trappola dell'autocompiacimento.
The Fall è dunque un film sorprendente, un fantasy di tutto rispetto recitato diligentemente da attori poco noti ma fedeli alla causa (molto brava Catinca Untaru, la giovane protagonista), ingiustamente ignorato dalla distribuzione italiana ma con tutte le carte in regola per diventare, con il tempo, un vero e proprio oggetto di culto.

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