Yusuf, un giovane pastore turco, resta molto male quando scopre che la madre Fatma ha una relazione segreta con il capostazione. Davanti a lui un dilemma inatteso: dovrà reagire in accordo con la cultura tradizionale, maschilista e patriarcale, o saprà elaborare gli eventi da una nuova prospettiva, in armonia con il processo di modernizzazione che sta attraversando il paese?
"Sut" è il secondo film della trilogia incentrata sulla vita di Yusuf, un pastore turco che pensa da poeta. Come negli altri due, si punta sia sul potenziale evocativo dei silenzi ("Bal") che sulla narrazione concepita in chiave simbolica ("Yumurta"). Ma convince di meno perché più rarefatto è il ruolo delle contraddizioni endemiche della Turchia.
Atroce. 100 minuti praticamente muti e pieni di simbolismi incomprensibili. Stupendo il commento sentito fuori dalla sala da uno spettatore: "Ma se uno non sa fare film, che faccia dell'altro! Non lo obbliga mica nessuno!"
La vita che non vuole crescere, in un film che è esso stesso molto, troppo acerbo. L’esistenza del ventenne Yusuf e di sua madre si nutre ancora di latte: di quello prodotto dalle loro mucche, trasformato in formaggio e venduto su una bancarella del mercato, oppure imbottigliato in casa e distribuito porta a porta. Il ragazzo è un aspirante poeta pieno di inutili illusioni, che sarà… leggi tutto
La vita che non vuole crescere, in un film che è esso stesso molto, troppo acerbo. L’esistenza del ventenne Yusuf e di sua madre si nutre ancora di latte: di quello prodotto dalle loro mucche, trasformato in formaggio e venduto su una bancarella del mercato, oppure imbottigliato in casa e distribuito porta a porta. Il ragazzo è un aspirante poeta pieno di inutili illusioni, che sarà…
In questi ultimi anni si sta facendo largo una cinematografia molto particolare:quella proveniente dalla Turchia.Oltre agli ormai giustamente noti e apprezzati Nury Bilge Ceylan(Uzak,Il piacere e l'amore,Le tre…
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"Sut" è il secondo film della trilogia incentrata sulla vita di Yusuf, un pastore turco che pensa da poeta. Come negli altri due, si punta sia sul potenziale evocativo dei silenzi ("Bal") che sulla narrazione concepita in chiave simbolica ("Yumurta"). Ma convince di meno perché più rarefatto è il ruolo delle contraddizioni endemiche della Turchia.
commento di Peppe ComuneAtroce. 100 minuti praticamente muti e pieni di simbolismi incomprensibili. Stupendo il commento sentito fuori dalla sala da uno spettatore: "Ma se uno non sa fare film, che faccia dell'altro! Non lo obbliga mica nessuno!"
commento di Ewan