Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Un portafogli rubato, ritrovato e restituito potrebbe essere lo spunto per un incontro casuale fra un uomo e una donna: potrebbe, se questa fosse una normale commedia sentimentale. Ma Resnais, da una quindicina d’anni, è approdato a una leggerezza che trascende generi e convenzioni e che sembra funzionare come una lieve forma di follia (a proposito: il titolo originale, Les herbes folles, allude all’erba che cresce dove capita nelle fenditure di cemento e asfalto); come nel precedente Cuori, per esempio, le scene vengono sfumate prima della loro naturale conclusione, quasi che il regista non avesse voglia di finirle. Questo film assomiglia a un attaccabottoni che ci mette un’ora a raccontare una storia di un minuto, si ripete, divaga su argomenti inessenziali e alla fine non approda a nulla, però intanto è riuscito a incantarci con le aspettative che ha suscitato: finché lo spettacolo dura, si segue con interesse nell’attesa che i nodi vengano sciolti (cosa c’è di tanto terribile nel passato di André Dussollier? perché teme che il poliziotto lo abbia riconosciuto?); però verso la conclusione il gioco si fa un po’ eccessivo, e l’ultima scena (sarei fortemente tentato di raccontarla, ma mi limito a dire che non c’entra nulla con il resto) assomiglia troppo a uno sberleffo. La leggerezza rischia di diventare evanescenza, se non si appoggia su un materiale narrativo abbastanza solido.
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