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W.

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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La recensione su W.

di BobtheHeat
6 stelle

Oliver Stone sceglie di raccontare ancora una biografia di un Presidente degli Stati Uniti e questa volta tocca a "George W. Bush". "W." è però completamente differente dai precedenti titoli dell'arcigno regista americano: il tono è più leggero, la chiave di lettura amaramente grottesca.
Come spesso accade nei film di Stone il montaggio gioca un ruolo molto importante. Il film si snoda infatti in un perfetto e serrato gioco di alternanza di piani temporali che indugiano da un lato, su alcuni momenti della vita privata di "Junior" : le goliardate del periodo universitario, i suoi grossi problemi con l'alcool, l'incontro con la futura moglie, il difficile rapporto e i conseguenti complessi d'inferiorità mai risolti nei confronti del padre: e quindi la sua lenta e inesorabile (grazie al "sostegno" di papà...ogni mondo è paese...) carriera lavorativa prima e politica poi. Sono questi i momenti più felici del film, perchè diretti con una leggerezza e una sobrietà inusuale da parte di Stone. Il quale ci mostra un Bush fragile, sempre alla ricerca dell'approvazione del padre e che, pur nella sua totale mediocrità, con ostinazione raggiunge, grazie all'aiuto della moglie e alle giuste amicizie i suoi obiettivi. Dall'altro lato invece vediamo il "nostro" già nel ruolo del Presidente, "rinato" (ma anche follemente ossessionato) dopo la sua "redenzione" religiosa (Dio in persona gli chiese di diventare Presidente...: altrimenti lui "sognava solo di presiedere la lega di baseball"), alle prese con gli inizi della guerra in Iraq e con i giochi di potere che ne derivano: un "burattino" totalmente privo di personalità nelle mani dei suoi "fidi collaboratori", segnatamente del terribile duo Cheney-Rumsfeld, alla conquista dei pozzi petroliferi intanto dell'Iraq ...e poi magari anche di quelli in Iran... Qui le cose funzionano però mediamente meno, perchè Stone non riesce a coinvolgere e ad appassionare, a muoversi bene tra il registro sarcastico e politico del film. A mescolare finzione e realtà efficacemente. Fatta eccezione per un solo momento: quello in cui ci mostra il discorso con cui Bush dichiara gerra all'Iraq, con sullo sfondo in platea ad applaudire fragorosamente, tutto il "vero" Congresso, compresi "veri" avversari quali Hillary Clinton e John Kerry. A parte ciò, il film diventa stancamente ripetitivo (concentrandosi troppo sulla "nuova" fede di Bush senza farci capire perchè avvenne) e appare nei confronti di "W" sin troppo indulgente. Stone ci mostra semplicemente un uomo che sembrava "giocare" follemente a fare il Presidente. E ci dice, non senza imbarazzo ma senza la dovuta energia e forza drammatica: come è possibile che un uomo così mediocre sia potuto diventare (e rimanere così a lungo) Presidente? Ma soprattutto Stone, discutibilmente, glissa completamente o quasi su alcuni momenti imprescindibili che avevano segnato il suo mandato: vale a dire i brogli elettorali in Florida che sconfissero Al Gore (ma capiamo in un dialogo che c'era stato "al solito" lo zampino del "papi") : solo un piccolo richiamo all'attentato alle Torri Gemelle e nessun cenno riguardo alla (non) gestione dell'Uragano Katrina, uno dei più gravi disastri naturali della storia degli Stati Uniti non solo dal punto di vista del numero dei morti ma anche in termini economici. Se il film comunque funziona, grande merito è anche di coloro che si sono occupati del lavoro di make-up degli attori (formidabile in particolare la trasformazione di Thandie Newton in Condi Rice, di cui Stone però si occupa troppo poco) . E molto valida risulta essere la prova tanto del protagonista Josh Brolin nei panni, davvero somiglianti a parte la statura fisica, del presidente statunitense, come di molti dei vari comprimari: James Cromwell (Bush padre, quasi un "sant'uomo" a confronto del figlio), Richard Dreyfuss (il perfido Dick Cheney) e Ellen Burtsyn (una severa Barbara Bush). Da oggi comunque tutto è finito. Ciao "Junior": basta con la politica della paura. Finisco con alcune parole del discorso inaugurale di Obama: "in questo giorno, ci riuniamo perché abbiamo scelto la speranza sulla paura, l'unità degli scopi sul conflitto e la discordia." Voto: 7 ***

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