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Lettera da una sconosciuta

Regia di Max Ophüls vedi scheda film

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La recensione su Lettera da una sconosciuta

di OGM
10 stelle

Persone e cose. Nel cinema di Max Ophüls, la vita è un dramma che si consuma in un giardino delle meraviglie, dove la bellezza perfetta, compiuta e definita si addice solo gli oggetti, agli edifici e agli arredi, mentre quella evanescente, incerta ed immatura del sentimento aleggia invisibile, come una brezza,  in mezzo alle anime. Le scale, salite lentamente con incedere austero, o discese di fretta, col cuore in gola, segnano ritmicamente gli alti e i bassi dell’esistenza, che altro non sono che i crescendo e i diminuendo di una sinfonia danzante, dal finale imprevedibile. Le immutabili geometrie del teatro del mondo sono i testimoni impassibili del convulso e sofferto divenire dell’uomo, che affannosamente, e senza un perché razionale, dedica tutto il suo tempo a costruire ciò che non ha, per poi distruggere ciò che gli viene offerto. Le scenografie, sempre sontuose eppure severe, nella loro generosa eleganza, sono come il contrappunto con cui l’eternità accompagna e sottolinea, sullo sfondo, l’incorreggibile provvisorietà del nostro agire. Tutto ciò che resta sempre uguale, è finto e inanimato, mentre tutto ciò che è vero e vivo passa e va; ne La Ronde la giostra gira su se stessa, ma l’amore cambia di mano e fugge via,  in Lola Montès il carosello circense si ripete identico ogni sera, ma la fiaba che racconta è la storia di un declino irreversibile. Così, nella vicenda di Lisa e Stefan,  i viaggi  immaginari sono i soli da cui si può tornare: quelli reali, invece, sono tragiche dipartite, che si concludono con un definitivo addio. Lettera da una sconosciuta  inquadra questa atroce visione del destino con lo sguardo penetrante e intenso del desiderio intriso di dolore; e in tal modo riesce a dare, ad un gelido lembo di notte, la forma rotonda, luminosa e piena di un caldo sole estivo.   

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