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The Burning Plain. Il confine della solitudine

Regia di Guillermo Arriaga vedi scheda film

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La recensione su The Burning Plain. Il confine della solitudine

di leporello
6 stelle

   Così come fece ai tempi della sua uscita nelle sale italiane nel 2008, anche in questa seconda occasione televisiva “The Burning Plane” non mi ha convinto troppo. Imperdibile per via delle firme che porta in calce (cast e autori), ha certamente una sceneggiatura di grande spessore, ma lo svolgersi della narrazione (che vuole, in perfetto stile Arriaga,  mascherare la realtà quanto più a lungo possibile, con piglio quasi da thriller, in modo da lasciare sospesa la percezione degli eventi da parte di chi guarda,), quel saltellare da uno “step” all’altro della vicenda in maniera oltremodo insistita (finendo per essere persino un po’ fastidiosa) in questo caso ottiene il risultato, probabilmente contrario alle intenzioni, di raffreddare un po’ l’atmosfera (a dispetto di un titolo che più caldo non si potrebbe!), di rendere il clima  asettico, anonimo, come in un ambiente chiuso in cui resta troppo a lungo acceso il condizionatore: si sta bene, sì, è piacevole, ma tutto sommato non si vede l’ora di poterne uscire.


   In altre occasioni (penso allo stupendo “21 Grammi” cui contribuisce come scrittore), gli autori erano invece riusciti a tenere tesa la fune su cui far camminare lo spettatore, a tenere alta l’aspettativa e il livello degli interrogativi/rebus che man mano venivano instillati nel corso del film. In “The Burning Plane” ( forse: azzardo una spiegazione) probabilmente resta piatta proprio la recitazione, e tutti quei bei nomi presenti nella locandina forse non sono stati istruiti a dovere da Arriaga che, se non leggo male, nella sua lunga carriera iscrive questo come suo unico lungometraggio in cui firma la regia.


   Resta comunque un film di riguardo, nel solco del cinema d’autore come si deve che, anche se non piace troppo, comunque non delude mai.

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