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Riflessi di paura

Regia di Alexandre Aja vedi scheda film

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La recensione su Riflessi di paura

di degoffro
4 stelle

Il remake americano di “Into the mirror” conserva dell’originale l’idea di base (lo specchio che non riflette solo l’immagine di chi guarda ma una vera e propria altra personalità), l’incipit (qui davvero tosto), la didascalica spiegazione centrale del fenomeno e l’ultima sequenza “a sorpresa”. Per il resto procede per un’altra strada non necessariamente migliore, anzi già ampiamente battuta da altri. Alexandre Aja, forse troppo presto definito nuovo talento dell’horror, confeziona un prodotto corretto ed elegante ma del tutto anonimo, stitico ed incolore e non bastano certo un paio di sequenze molto violente (il già citato brutale, ravvicinato ed illusorio sgozzamento iniziale e l’omicidio assai cruento della sorella del protagonista la cui mascella viene letteralmente strappata) o una riuscita ma tutto sommato consueta ambientazione in un grande magazzino fatiscente (il film è stato girato in Romania) per rivitalizzare un risultato complessivo estremamente deludente ed omologato. La trama è quanto di più rimasticato e stantio nel genere si possa trovare. Il solito padre di famiglia, separato con figli, poliziotto fuori servizio con problemi di alcolismo, costretto a fare il guardiano notturno presso un edificio bruciato in un incendio. Peccato che in quell’edificio ben presto si avvertano strane ed inquietanti presenze: per venire a capo della matassa il protagonista metterà a repentaglio anche la propria famiglia. Un’anziana suora che ora vive in clausura ma dal passato disturbato (i flashback sgranati e sporchi a rivelare la sua storia sono un’altra ovvietà registica) è la chiave del mistero. Aja, per questo suo secondo remake americano consecutivo dopo “Le colline hanno gli occhi” e prima di “Piranha” (l’originalità non deve essere nel suo dna), cita tra i suoi modelli per il film niente meno che “Shining” (da cui, per esempio, copia letteralmente l’incipit nella ripresa aerea dei boschi nella sequenza del viaggio del protagonista alla ricerca della suora) ma purtroppo ogni paragone è improponibile ed irriguardoso. Basterebbe la troppo lunga e ridicola sequenza finale dello scontro con il demone per liquidare il film come l’ennesima americanata imbarazzante, fastidiosa e grossolana (il finale scartato, tra gli extra del dvd, pur nella sua retorica è migliore). E anche la scena dell’allagamento della casa sa di muffa e viene strutturata secondo canoni arcinoti e privi di sorprese. Kiefer Sutherland si sforza per dare credibilità al dramma personale del suo personaggio ma tutto è talmente telefonato e conosciuto che ben presto ci si annoia e si perde interesse, anche perché i caratteri di contorno sono inconsistenti o appena abbozzati. Gli spaventi sono pilotati, l’inquietudine è assente, la sceneggiatura, scritta dal regista con il fidato Grégory Levasseur un colabrodo. Va detto anche che il materiale di partenza (il film coreano) già di suo lasciava parecchio a desiderare. Uno di quei troppi, insulsi, prodotti in serie che ingolfano le sale e ammazzano il cinema. Sarebbe eccessiva già l’uscita diretta in dvd. Stupisce il fatto che qualcuno, pur di salvare Aja, abbia il coraggio di parlare bene di robaccia così vuota ed insignificante. Forse sono stato sfortunato e ho visto per primo il suo titolo peggiore che certo non è per nulla un bel biglietto da visita. Aja ha un discreto talento visivo ma se uno, al quarto film, già si sputtana in questa maniera, non fornisce grandi garanzie né aspettative per il futuro. Non basta saper girare bene qualche sequenza shock per sperare di assurgere a maestro del genere.

Voto: 4

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