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The Hurt Locker

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su The Hurt Locker

di Paul Hackett
8 stelle

Il pacato e prudente sergente Thompson, caduto in un attentato dinamitardo in Iraq, viene rimpiazzato al comando della sua unità di artificieri dal sergente James. Temerario, indisciplinato, imprevedibile e apparentemente invulnerabile, quest'ultimo dovrà faticare per vincere i comprensibili timori dei suoi uomini e guadagnarsene il rispetto. Ho amato molto Kathryn Bigelow nel periodo a cavallo tra anni '80 e anni '90, quando ci consegnò gemme preziose come i vampiri brutti, sporchi e cattivi (altro che "Twilight") de "Il buio si avvicina", l'azione adrenalinica di "Point Break" e le tensioni millenariste di "Strange Days": poi la regista americana (fra parentesi, uno schianto di donna, ancora oggi a 60 anni suonati!) sembrava aver smarrito il tocco magico del suo periodo aureo e, diradate le uscite cinematografiche, essere sostanzialmente caduta nel proverbiale dimenticatoio. L'inversione di tendenza di una carriera ormai declinante è giunta inaspettata con il fulmine a ciel sereno di "The Hurt Locker" (vincitore di ben 6 premi Oscar, ma è il dettaglio per quanto mi riguarda meno importante), sorprendente ed appassionante film di guerra (ma la definizione è riduttiva) tratto da un reportage dell'inviato Mark Boal che, piuttosto che concentrarsi sulle operazioni belliche e sul contesto militare, preferisce scandagliare l'animo dei suoi protagonisti, un malato di adrenalina che non riesce a concepire altro modo di essere se non quello di rischiare la vita perennemente sul filo del rasoio e due giovani soldati, più prosaicamente interessati solo al fatto concreto di riuscire a riportare a casa la pelle. Il film della Bigelow è teso ed emozionante dal primo all'ultimo minuto e sconta l'unico difetto di una eccessiva frammentarietà della sceneggiatura, composta prevalentemente da episodi sostanzialmente separati. Ottima la prova del quasi sconosciuto cast (gli unici "famosi", Guy Pearce e Ralph Fiennes, muoiono beffardamente pochi minuti dopo la loro entrata in scena), potente, vigorosa ed appassionata la regia di Kathryn Bigelow, l'unica donna di cinema capace di raccontare la virilità, anche meglio di qualsiasi collega maschio. Affascinante l'ambientazione, quasi metafisica, in uno (pseudo)Iraq, bruciato dal sole e sconvolto dalle bombe. Non un capolavoro, forse, ma ci siamo quasi: quattro stelle piene.

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