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Il nemico del mio nemico - Cia, nazisti e guerra fredda

Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film

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La recensione su Il nemico del mio nemico - Cia, nazisti e guerra fredda

di lao
stelle

Il documentario su Klaus Barbie, famigerato capo della Gestapo a Lione, condannato nel 1987 per crimini contro l’umanità, di Kevin MacDonald, regista di Un giorno a settembre e l’ultimo re di Scozia ha fatto o farà una rapidissima apparizione in poche sale d’Italia e quindi per molti sarà difficile andare oltre all’antipasto del trailer e della locandina. Il poster enfatizza nel titolo nero impresso in grassetto sopra la bandiera a stelle e strisce l’idea centrale del film: l’attenzione si concentra tutta sulla parola nemico, e tale termine centra in pieno la situazione di feroce barbarie in cui è precipitata l’umanità, tranciando di netto dal lessico della politica, della diplomazia e dei rapporti interpersonali vocaboli come amicizia, consonanza ideale, affinità culturale, fratellanza e solidarietà. Quando bussi alla mia porta, non ti chiedo chi sei, non mi importa che tu sia mio amico, mi ami e rispetti, mi basta che tu odi le medesime cose e persone che odio io: allora saremo alleati nella missione di distruzione dell’avversario. Una concezione dunque tribale della Storia, considerata attuale dall’autore della pellicola: essa si incarna nella maschera cerea, di un grigio funereo, appartenente allo spietato demone carnefice raffigurato nella parte inferiore del manifesto, la cui biografia il trailer riassume, rievocandone le tappe significative. Immagini di repertorio, interiviste dei testimoni, annunciano il reportage che ha per oggetto sicuramente un personaggio noto e realmente esistito ma soprattutto la spettrale personificazione del male che ha caratterizzato la storia del 900’ e di cui i potenti sono stati esecutori materiali o complici coscienti. Una sorta di patto segreto di sangue vincola i boia del nazismo, i gerarchi delle dittature del continente sudamericana, e la CIA, il cui operato smaschera colpe e falsità imperdonabili della democrazia USA: Klaus Barbie, fugge dopo la Seconda guerra mondiale in Bolivia, diventa Klaus Altman e continua a frequentare le stanze segrete dei bottoni, ospite gradito proprio per il fetore di morte che emana. Mio blog:http://spettatore.ilcannocchiale.it
PS. mi limito a parlare solo della locandian e del trailer data la scarsissima reperibilità del film in sala e se qualcuno vuole almeno averne un'idea

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