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Inside - À l'intérieur

Regia di Alexandre Bustillo, Julien Maury vedi scheda film

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La recensione su Inside - À l'intérieur

di undying
7 stelle

Un tripudio di effetti splatter e gore, affievoliti da scelte ingenue (il feto esposto in CGI) e da una sceneggiatura inesistente. Una macchina -cinematografica- spedita a folle velocità verso il muro (decisamente abbattuto) del buongusto.

 

Alysson Paradis

Inside - À l'intérieur (2007): Alysson Paradis

 

Un incidente automobilistico, nel quale perde la vita il fidanzato, coinvolge traumaticamente Sarah (Alysson Paradis). La ragazza, incinta, vive la fase di riabilitazione in un clima di affliggente depressione. Nemmeno la fotografia, suo principale interesse e lavoro, contribuisce a farle sopportare meglio il tragico evento. La vigilia di Natale, a notte fonda, qualcuno bussa alla porta: è una donna sconosciuta (Béatrice  Dalle) che dimostra di conoscere dettagli privati della vita di Sarah. La ragazza, impaurita, senza dare ospitalità, allontana l'inquietante presenza e telefona alla polizia.

 

 

Esordio con il botto -in regia- per  la coppia Bustillo & Maury, anche autori di soggetto e sceneggiatura. Siamo nel 2007 e dalla Francia si sta espandendo, grazie ad Alexandre Aja e il suo notevole Haute tension (2005), una nuova corrente horror, particolarmente esplicita sul versante gore e splatter. Inside, assieme al citato film di Aja e a Frontiers di Xavier Gens (2007), costituisce il titolo di una serie piuttosto feroce, con scene grandguignolesche al limite del sopportabile. Questa sorta di "trilogia" viaggia parallela al mercato produttivo americano, che a suo modo con Saw (2004) prima ed Hostel (2005) poi, darà corso ad una lunga serie di pellicole confinate nel sottogenere "torture porn", ovverosia opere ascrivibili ai nuovi giovani cineasti accorpati sotto il neologismo dello "splat pack". Proprio nel mercato produttivo americano, in anni più recenti (2016), fermenta e germoglia (malino) il remake di Inside (in realtà una co-produzione internazionale che coinvolge anche Francia e Spagna), un film (ancora inedito in Italia) annacquato, depauperato dall'assenza di scene splatter e con un finale estremamente ammorbidito e buonista, in grado di sminuire il senso dell'originale.

 

 

Lunga premessa, che serve per meglio inquadrare il tempo e il luogo, affinché sia più chiaro il perché e il come. Infatti il film ha diviso pubblico e critica, in due opposte (e nette) posizioni: chi ha gridato al capolavoro e chi al più becero opportunismo che cerca, nello smuovere il più banale disgusto provocato dall'immersione nel sangue, terreno fertile per raggiungere la popolarità. Bisogna dire che questa seconda posizione non corrisponde al vero, tant'è che -dato il forte contenuto iconoclasta del film- ad esempio nel nostro paese è rimasto inedito per oltre un anno, vittima di una sorta di censura subdola e intimamente bigotta (nessun passaggio in sala cinematografica e men che meno televisivo).

 

 

Certo, non siamo di fronte ad un prodotto destinato a tutti e non solo per l'alta dose di splatter quanto per una malvagità di fondo -rappresentata da un'anima nera come la pece- che si estende ad ogni inquadratura, ogni brutale azione e -cosa disturbante più di tutte- sublima in una chiusa nerissima e socialmente inaccettabile. Cosa ha mosso gli autori, per portarli a realizzare Inside? Furbizia? Facile metodo (con la più elementare mattanza alla base dei delitti e qualche ovvia citazione) per cercare (e ottenere) attenzione? Probabilmente, come in tante altre circostanze, la verità sta nel mezzo, soprattutto in considerazione dei successivi lavori di Bustillo & Maury, caratterizzati da cose indifendibili tipo Livid o il mediocre (secondo) prequel di Non aprite quella porta, ovvero Leatherface.

 

 

Questo Inside (sul brutto remake torneremo), per spazzare subito il campo da inutili e cervellotiche spiegazioni, è un film di genere, circoscritto all'horror (nel senso più etimologico del termine). Chiunque voglia intravederci un significato che trascenda da questa constatazione, data la tipologia e la scelta di messa in scena opzionata dai registi, fraintende non solo le intenzioni ma soprattutto l'esito. Non ci sono implicazioni superiori, sensi metacinematografici, riflessioni interiori sul concetto di maternità o di amore/odio tra rivalità femminili. Niente di tutto questo, e ad onor del vero, c'è poco anche sul versante del più classico b-movie. La sceneggiatura fa acqua da più parti, con situazioni (le ingenuità dei poliziotti ad esempio) inverosimili e funzionali unicamente a creare il contesto per l'ennesimo effetto sanguinario e ultra splatter. Visto sotto l'ottica dello spettacolare massacro fine a se stesso, ovvero di "porno horror" tout court ricolmo di "penetrazioni" all'arma bianca (doppie e triple) nonché di orgie grondanti liquidi corporei, funziona anche. Il tripudio di gratuita e malsana violenza riesce a smuovere le viscere dello spettatore. Se poi il fatto sia da considerarsi una qualità artistica è tutto da dimostrare. Per tutto questo, e per l'infelice scelta di interporre qua e là scene -in mediocre computer grafica- del feto che fa varii grugni e para i colpi difendendosi con gli arti superiori, Inside cala dal podio, rovinosamente, per soffermarsi al livello medio di un qualunque horror di buon effetto. E questo non per la dose di splatter, ma per la notevole regia, in grado di valorizzare, con il dinamico utilizzo della macchina da presa, sequenze altrimenti puramente inchiodate al disgusto. E, soprattutto, se Inside a distanza di oltre dieci anni ha vissuto una nuova imperdibile riedizione home video (grazie alla mitica Midnight Factory e Nocturno) lo si deve a lei, Béatrice Dalle, donna (prima che madre mancata) nerovestita e pazza sanguinaria, qui in grado di oscurare -per crudeltà e spietatezza circonvicina alla macelleria- persino le gesta leggendarie, diabolicamente sadiche ed estreme di Jack lo squartatore.

 

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