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La legge del più forte

Regia di George Marshall vedi scheda film

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La recensione su La legge del più forte

di degoffro
8 stelle

Incipit da antologia. Un forestiero Jason Okey scende dal treno, fermandosi in un paesino del West dove si allevano solo bovini. Lascia la sua borsa in custodia all'uomo della stazione, dopo un breve ma divertito diverbio con una ragazza piuttosto decisa, ma poco pratica di cavalli, incontra la "macchietta del villaggio", quello che spara sentenze, o meglio spara fesserie, facendo ridere chi gli è intorno. Quindi entra nel bar, ironizza sulla qualità della bibita del locale (a suo dire andrebbe bene solo per lavarsi), si reca da un negoziante e acquista una sella con fare spavaldo e sicuro di sé, non senza aver fatto presente al venditore che certe selle taroccate sarebbe meglio non metterle in vendita. Avendo bisogno di un cavallo si reca dalla macchietta del villaggio, Milton, il quale è pronto a rifilargli un brocco. Ma Jason ne sa una più del diavolo, grazie ad un brillante espediente acquista l'unico cavallo buono del gruppo: quello di Milton. Rimane una sola cosa da fare: trovare "l'uomo forzuto" del villaggio e fare a botte con lui per "calmare le proteste prima che comincino", ovviamente lasciando poi al titolare del locale i soldi necessari per le riparazioni dopo i danni causati dalla lotta. 20 minuti dal ritmo frenetico che servono a Marshall per evidenziare come il suo sia un western atipico dove commedia e ironia la fanno da padroni. Poco importa se poi il soggetto sia convenzionale: il forestiero non è arrivato per caso in quel villaggio, ma dovrà portare a termine la consueta vendetta nei confronti di un uomo responsabile della morte della sua fidanzata. Oggi quell'uomo si spaccia per un colonnello e comanda a suo piacimento in paese dove tutti sono al suo servizio, tanto più che lo sceriffo, ogni volta che c'è aria di tempesta se ne va a pescare. Grazie a un Glenn Ford in splendida forma, a una smagliante, volitiva e per nulla sprovveduta Shirley MacLaine (si guardi come aiuta insieme a Milton, il protagonista nel duello finale), un inedito, giovanissimo e convincente Leslie Nielsen, ben lontano dai ruoli demenziali che lo hanno reso celebre nella maturità, (qui è il cattivo di turno, "un uomo da non proporre certo come esempio ai bambini della scuola parrocchiale" come lo definisce il forestiero Jason), Marshall realizza un film ispirato, molto divertente, veloce, vivace, dove non mancano gli elementi classici del genere, stemperati però sempre con uno humor che sembra quasi anticipare i film di Sergio Leone. Almeno altre due poi le sequenze di culto: l'arrivo delle pecore di Jason al villaggio. Tutti gli uomini del colonnello sono pronti a impedirne la discesa dal treno; basteranno dei petardi, sistemati in punti strategici da alcuni ragazzini ingaggiati da Jason per spaventare i cavalli, disorientare gli uomini e fare in modo che Jason possa addirittura servirsi di loro per collocare l'intero gregge. Il ritorno di Jason al villaggio dopo che è stato cacciato malamente: i suoi nemici brindano felici ed esultanti al bar. Jason entra nel bar e fa capire che non ammetterà altri scherzi né nei suoi confronti né verso le sue pecore. Per far capire che fa sul serio prende poi un cappello e vi mette dentro una serie di biglietti, facendo credere che su ognuno ci sia il nome dei diversi uomini del colonnello. In realtà su ciascun biglietto c'è sempre e solo proprio il nome del colonnello, vero artefice della sua cacciata, unico destinatario della sua vendetta. Ovviamente il nome estratto sarà quello del colonnello, uomo talmente subdolo e inetto che pur di difendere i suoi diritti fa chiamare tre suoi vecchi complici per eliminare definitivamente Jason, dato che da solo non sarebbe in grado di regolare i suoi interessi ed è ben consapevole di non poter competere con Jason. Alla fine, come da copione e come giusto che sia prevarrà comunque la legge del più forte, e Jason naturalmente troverà anche l'amore.
Voto: 7 e mezzo

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