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Legend

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Legend

di kael
8 stelle

Legend è stato per me una bella sorpresa. L'ho potuto vedere solo recentemente e prima, leggendo articoli e recensioni su di esso, avevo riscontrato pareri poco entusiastici, in genere molto freddini.
Ragazzi, come vengono facilmente sottovalutati certi film!
E' vero: quando si fornisce un giudizio su un'opera, ognuno fa riferimento al proprio bagaglio culturale filtrandolo attraverso la propria sensibilità. Perciò è inutile pensare anche solo minimamente di essere tutti d'accordo quando è ora di commentare un film. Tuttavia sono convinto che un'opera vada letta con una certa predisposizione o se preferite con mente aperta, cercando di cogliere tutto quello che può essere e non, quellochedeveassolutamenteessereperpiacermialtrimentilostronco!!! (comunque ho una vaga sensazione di deja-vù. Anzi, probabilmente 'sto discorso l'avrò già scritto in altre recensioni… Meglio concludere o rischio di annoiare!)
Ho notato che Ridley Scott ha compiuto un gran lavoro sulle luci; da sempre ossessionato, Scott ha quasi trasformato la sua carriera di regista in una sorta di ricerca sulla "poetica della luce". No, non datemi del pazzo! So bene che il regista non ha mai usato una definizione del genere: l'ho inventata io per indicarvi quanto questo aspetto sia stato importante per la realizzazione di tutte le sue pellicole, anche quelle minori.
In Legend abbiamo il trionfo della luce! Vi basti vedere il bosco magico ove l'ombra non ha posto. Cioè, non fraintendetemi: le immagini hanno pur sempre chiaro e scuro, ma il contrasto e così sfumato e i colori così saturi che l'impressione ricavata è proprio quella voluta da Scott. Un mondo radioso quindi, piuttosto incredibile direi, cui si contrappone il nero regno di Tenebra oscuro che più oscuro non si può.
E tuttavia entrambi i mondi non sono così manichei come potrebbe sembrare. Sul regno della luce ho già parlato, dimenticando però di citare la presenza della principessa Lili. Una "incantevole" fanciulla (in effetti Mia Sara era molto carina) amante di quel mondo celestiale e quasi ossessionata dalla bellezza della luce, al punto da non concepire minimamente l'idea del peccato (intesa come violazione di una regola assoluta, imposta da una legge superiore, quella appunto che divide la luce dalle tenebre). Il peccato in questione è vedere e toccare gli unicorni, creature quasi divine e immuni da pensieri tenebrosi, gli ultimi araldi della luce nel mondo.
Quando Lili tocca uno degli unicorni l'incantesimo si spezza e quel che avverrà dopo (l'uccisione dell'animale fatato) darà avvio al trionfo delle tenebre. La fine? No. Solo l'inizio di una sorta di maturazione: un percorso di iniziazione che porterà i protagonisti a conoscere il mondo oscuro (ricordate che partivano da una condizione di innocenza o, se preferite, di ingenuità) e a sfiorarlo. Lili infatti viene sedotta da Tenebra, il signore oscuro, che non è nero come si potrebbe pensare ma rosso come un demonio, (e con un enorme paio di corna: il povero Tim Curry- molto carismatico- avrà fatto uno sforzo notevole per sopportarle) che a sua volta si sente attratto dalla purezza e dal candore della fanciulla. Luce e tenebra quindi si abbracciano e si scontrano ripetutamente attraverso le varie tappe del viaggio (splendida la scena dell'abito danzante, una sequenza non diabolica né perversa ma semplicemente seducente).
Alla fine abbiamo la restaurazione dell'equilibrio preesistente, ma siamo sicuri che sia tutto tornato come prima? Sono convinto che i protagonisti siano consapevoli della propria maturazione, perciò non si tratterebbe tanto di un ritorno alla vecchia vita, quanto semmai di continuare la propria esistenza rinnovata dall'esperienza del cambiamento.
Ma guarda un po'! E quindi dietro una fiaba apparentemente semplice si nasconderebbe un significato di partenza così allusivo e sfumato? Non è che per caso vi ho girato troppo sopra, arrampicandomi sugli specchi?
Beh, il rischio che sia andata così esiste… Tuttavia questo delirio non è tutta farina del mio sacco. E' stato un libro a spingermi in questa riflessione, uno dei pochi testi di cinema tendenti a rivalutare questo film. Si tratta del secondo volume sul "Cinema Fantastico", pubblicato dalla rivista Ciak: vi avviso che non si tratta di un saggio, o di una raccolta di articoli; è semmai una rassegna dei titoli che hanno fatto la storia di questo genere, con una notevole quantità di materiale fotografico. Potrebbe essere utile per rintracciare filologicamente i film di cui avete sentito parlare ma che non siete mai riusciti a vedere (anche se qualche dimenticanza c'è: come si fa a non citare né Willow né Labyrinth?).

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