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Il giardino di limoni

Regia di Eran Riklis vedi scheda film

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La recensione su Il giardino di limoni

di Baliverna
7 stelle

Il frutteto solo in apparenza è il pomo della discordia; il problema è la ruggine, la morchia di odio, di paura e di pregiudizi che si è depositata negli animi nelle persone, e che è difficilissima da rimuovere. Timidamente dalla parte dei palestinesi.

E' un film sull'eterna questione israelo-palestinese per come viene vissuta nelle retrovie, per così dire, con uno sguardo per certi versi imparziale, per altri lievemente a favore dei palestinesi.
Il regista rappresenta le pesanti conseguenze sulla vita di tutti i giorni dell'esasperante conflitto tra i due popoli, specie per quanto riguarda la povera gente, qui rappresentata dalla protagonista e della sua famiglia. La guerra aperta, la guerriglia e il terrorismo restano fuori dal discorso: si parla delle sofferenze quotidiane e delle ricadute nella vita del singolo, dell'ostilità preventiva tra israeliani e palestinesi, della paranoia da attacco, nel non-dialogo tra i membri dei due popoli, delle prepotenze degli israelinai. E' quasi simbolico, a questo proposito, il fatto che le due donne desiderano parlarsi e consocersi - e probabilmente potrebbero diventare amiche - ma qualche circostanza esterna dovuta allo stato di tensione costante lo impedisce sempre. In particolare, tuttavia, ci sono certe persone che peggiorano la situazione per eccesso di prudenza e di atteggiamento negativo, quasi paranoico. Uno di questi è il capo dei gorilla del ministro; già i soldati sono molto più abbordabili. Se solo parlano un po', israeliani e palestiensi scoprono di avere molto in comune e di potere essere amici. Il problema è appunto che non si parlano...
I personaggi più interessanti sono secondo me il ministro e l'avvocato; il primo si barcamena tra ipocrisia e opportunismo politico, guadagnandosi il disprezzo della moglie. Indovinati ho trovato i piccoli accenni alla tresca tra lui e la bella assistente: con semplici tocchi si allude a tutto uno stato di cose tra lui, la moglie e l'amante, che è facile immaginare. Il personaggio della protagonista, invece, mi è sembrato un po' monocorde. Quasi quasi è più interessante il defunto marito, uomo serioso dallo sguardo torvo, che dalla fotografia trafigge con gli occhi la donna, come a dire "ti tengo d'occhio".
Il finale è paradossale e quasi beffardo. Sembra voglia suggerire: ecco a che vita assurda porta questo conflitto; si vive male e ci si fa del male inutilmente.
Questo per quanto riguarda il contenuto. Cinematograficamente, il film lo definirei buono ma con molte piccole smagliature. Cioè è ben girato e recitato, ha molto da dire, ma in diversi punti è un po' opaco: qualche lentezza, qualche dialogo che non serviva, qualche indugio di troppo.
In ogni caso un'opera interessante, per capire un po' di più (chi lo può del tutto?) un problema che sembra senza soluzione.

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