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Watchmen

Regia di Zack Snyder vedi scheda film

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La recensione su Watchmen

di VictorVenturelli
8 stelle

“Sotto di me quest’orribile città urla come un mattatoio di bambini ritardati e il crepuscolo puzza di fornicazione, di coscenze sporche…”
Queste le parole di Walter Kovacs, meglio conosciuto come Roscharch, uno dei giustizieri mascherati, protettori di una città ormai abbandonata a se stessa, tra soprusi e violenze, tra inganni e abusi.
Una New York irriconoscibile, figlia del peccato dove per vivere bisogna essere in grado di sopravvivere; un clima politico fragile (siamo negli anni della Guerra Fredda), una metropoli che ha bisogno di un appiglio, qualcuno a cui chiedere aiuto.
Nascono così Il Comico, Spettro di Seta, Dottor Manhattan, Ozymandias, Gufo Notturno e Roscharch, gli Watchmen.
Un gruppo di supereroi nati dalla mente del fumettista britannico Alan Moore e dalla mano di Dave Gibbons; anti-convenzionali, lontani dai modelli classici a cui eravamo abituati, privi di superpoteri (a parte il Dr. Manhattan, “arma” a disposizione degli USA) e puro specchio delle contraddizioni umane, si prefiggeranno il compito di mantenere pulita da ogni male non solo la metropoli ma la nazione intera, a volte ripagando con la stessa inaudita violenza.
Un fumetto che verrà riproposto cinematograficamente nel 2009 grazie a Zack Snyder (regista noto per L’Alba dei Morti Viventi -2004- o l’imponente 300 -2007-), capace di immergerci in un’atmosfera oscura, sporca e ambigua dove questi supereroi “comuni” sembrano essere tornati alla vita di tutti i giorni ristabilendo il loro contatto diretto col mondo, alcuni svelando la loro vera identità, altri incapaci di abbandonare la maschera che hanno indossato per anni.
Sarà l’assassinio di uno dei membri del gruppo che porterà alcuni di loro a riunirsi alla ricerca del colpevole; attraverso una serie di eventi imprevedibili si vedranno catapultati in un vortice pericoloso dove fidarsi l’uno dell’altro risulta difficile ma necessario per scoprire l’omicida e ritrovare se stessi.
Una pellicola che reinventa un genere, forse troppo spesso abusato, e in grado di conciliare sequenze alquanto spettacolari (per la maestria del regista nell’uso del ralenty) e l’introspezione nelle personalità dei vari eroi, non perfetti, non invincibili ma semplici uomini, con le loro debolezze, le loro paure e il loro coraggio.
Tra eccessiva violenza e predisposizione alla solitudine questi eroi sembrano agli occhi dello spettatore vittime emarginate dalla società; la forza del film sta nell’analisi drammatica, seriosa e mai banale di questi personaggi che, scavando a fondo, convivono con il proprio passato e le proprie colpe (anche l’apparente invincibile Dr. Manhattan).
Reietti e distanti da quella realtà che si promettono di difendere, ma che amaramente e crudelmente non offre loro possibilità di riscattarsi, si vedranno fautori di scelte vitali in grado, in un modo piuttosto che un altro, di portare quiete al loro animo affannato e alla loro emarginazione dalla ferocia di quel mondo troppo spesso ingovernabile.

 

scritto da Victor Venturelli

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