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Frost/Nixon. Il duello

Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su Frost/Nixon. Il duello

di LorCio
8 stelle

“Veramente lei sostiene che il Presidente può fare qualcosa di illegale?” chiede l’ambizioso intervistatore David Frost. La risposta che gli dà Richard Nixon è da far ghiacciare il sangue: “Sto dicendo che se è il Presidente a farlo vuol dire che non è illegale”. Sta tutto qui il fulcro di questa trasposizione cinematografica di un testo evidentemente teatrale, totalmente americano nei temi, nel tono, nella natura. È lo scontro di due ambizioni e di due modi di vivere un cinismo. Ma mentre Frost rappresenta il rampantismo antipatico ma di successo di chi non si fa scrupoli a raggiungere un successo, per quanto condivisibile perché ha come obiettivo quello di smascherare il potere corrotto, Nixon è il simbolo di una disgregazione disperata, di un qualcuno che sta lentamente crollando sia fuori che dentro e che si aggrappa atrocemente ad una possibilità di salvezza irrisolta e deprimente. Come ci ha ben mostrato Oliver Stone nel fin troppo sottovalutato Nixon, il presidente più odiato dagli americani è un personaggio tragico, nevrotico e frustrato. Qui Nixon è colto nel momento più difficile della vita e nel momento che vale una vita e viene descritto con una oggettività che non dimentica né l’umanità né tantomeno la severità. Frank Langella lo incarna in una maniera spettacolare, con arroganza e discutibile vanagloria, con lo spirito di chi sa perfettamente di giocare l’ultima partita possibile, tra l’altro contro un avversario (che impersona i media, il giornalismo, la televisione) altrettanto spregiudicato come Frost, che ha il volto, la voce e le mosse di uno dei Michael Sheen migliori di sempre. Più che un duello, come indica il sottotitolo italiano, è una vera e propria guerra di sfinimento e di logoramento in cui vince chi resiste di più. Pur conoscendo tutta la storia, e nonostante qualche momento di lentezza specialmente nella prima parte, è un film che tiene la tensione e coinvolge. Anche perché il buon Ron Howard è un onesto artigiano che sa il fatto suo.

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