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Baarìa

Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film

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La recensione su Baarìa

di hallorann
4 stelle

BAARIA
L’ultima fatica di Giuseppe Tornatore ha avuto un battage pubblicitario non indifferente: in concorso e film d’apertura del Festival di Venezia, copertine e ampi servizi su giornali, settimanali e mensili, specie dell’orbita Mondadori. Sì perché BAARIA (nome fenicio di Bagheria, città natale del regista) è stato prodotto, con un budget super, da Marina Berlusconi e Tarak Ben Ammar: la prima boss della Medusa, il secondo manager tunisino da sempre in affari con la galassia Fininvest-Mediaset.
  Tornatore ha raccontato la sua città e la Sicilia ispirandosi a vicende familiari e non, in sintesi ha girato il film della sua vita. Un AMARCORD / NOVECENTO siculo o come qualcuno ha detto un C’ERA UNA VOLTA IN SICILIA. Eppure continuo a preferire il Tornatore low profile, di basso profilo, quello de LA SCONOSCIUTA e di UNA PURA FORMALITA’. Piccole storie girate con grande stile.
Dopo la visione di BAARIA si esce delusi, tutto sa di finto come le strade e le piazze ricostruite in Tunisia. Il mescolare toni da farsa a toni visionari e magniloquenti non giova alla trama, peraltro troppo nazionalpopolare e banale. La storia della Sicilia, delle lotte contadine, della mafia, delle contrapposizioni P.C.I. contro D.C. vengono ridotte a un bignami. Si è parlato di cast stellare per le numerose partecipazioni di attori italiani, ma quelli che valgono la pena di essere ricordati sono veramente pochi. Il protagonista Francesco Scianna, Lina Sastri, Angela Molina, Michele Placido, Leo Gullotta, Luigi Lo Cascio. Quelli che hanno un numero maggiore di pose, spesso comprimari, si rendono ancora più ridicoli quando sono truccati da vecchi. E la responsabilità non è tutta loro. Alcuni cammei sono inutili e sciatti, vedi Beppe Fiorello e Raoul Bova. Debordanti e dozzinali le musiche di Ennio Morricone.

Sulla trama

Il film narra la storia della famiglia Torrenuova attraverso tre generazioni, dagli anni del fascismo al 1981. Sogni, povertà contadina, speranze e delusioni politiche, piccoli e grandi eventi sotto un perenne sole siciliano.

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