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All the Boys Love Mandy Lane

Regia di Jonathan Levine vedi scheda film

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La recensione su All the Boys Love Mandy Lane

di scapigliato
7 stelle

Lo slasher, nel nuovo secolo, ha corretto il tiro con alcuni titoli che, se da un lato ricorrono ai canoni del genere, dall’altro si differenziano per un taglio più autoriale e affondi sociali più pertinenti e centrali nell’economia narrativa. Lo stesso succede nel film di debutto di Jonathan Levine che, più suo agio nella commedia apatowiana, riesce ugualmente a impiantare su una struttura narrativa classica una serie di twist seminati qua e là nella seconda parte del film, oltre a non esimersi da caratterizzare i personaggi con iconotipi dal background psicologico e sociale facilmente riconoscibile. La reginetta del ballo che ha sempre da ridire sul corpo di altre ragazze ha in realtà il seno aumentato da cuscinetti e una turba di tipo anoressico. Il maschio alfa, il bel ragazzo dal ciuffo che cade sensuale davanti agli occhi e che si vanta delle sue imprese sessuali e che si fa masturbare e suggere ovunque, ha in realtà problemi con la dimensione del pene. Il nerd di turno, sempre con la canna in bocca, dal somatotipo buffonesco, pur cercando di elevarsi nel consorzio maschile resta un inetto e un perdente. Il ragazzone di colore, gentile e comprensivo, atletico e sano, è in realtà una maschera dato che il suo obiettivo è lo stesso degli altri ragazzi: tutti voglio Mandy Lane. Come dargli torto? Si tratta dopotutto di Amber Heard. Bellissima, bionda, occhi azzurri, corpo perfetto la cui linea è modellata non solo da un dono naturale, ma anche dalla determinazione e la costanza di continui allenamenti di atletica. La ragazza virginale wasp tanto amata dall’immaginario americano trova in Mandy Lane la rappresentazione perfetta. Una rappresentazione così perfetta che non esclude né l’ambiguità della figura iconica né il suo ruolo né il suo impatto negativo sulla società occidentale tutta. La sua rappresentazione non poteva che essere un horror, uno slasher dal body count anche prevedibile, ma pur sempre interrogativo riguardo i temi dell’adolescenza, del corpo e dell’atto sessuale, tutti amalgamati nelle coreografie omicide.

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