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Lanterne rosse

Regia di Zhang Yimou vedi scheda film

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La recensione su Lanterne rosse

di hupp2000
7 stelle

Il cinema, da forma di artigianato come amava definirlo Mario Monicelli,  diventa secondo me arte quando riesce ad esprimere un linguaggio universale, comprensibile da chiunque in qualunque angolo del mondo, come avviene per la musica e le arti figurative. E’ quel che è accaduto a me, cittadino europeo di media cultura, vedendo e in un certo senso contemplando “Lanterne rosse”. Pur non disponendo degli strumenti necessari per cogliere a pieno i molteplici significati di una vicenda ambientata in epoca remota, in un luogo altrettanto remoto, disseminata di riti e simboli a me sconosciuti, ho potuto seguire scorrevolmente una trama costruita su sentimenti umani di ogni tempo. Dalla famiglia allo Stato, passando per scuole, aziende, eserciti o monasteri, sembra proprio che passioni, rivalità, gelosie, tradimenti e violenze esplodano ovunque con gli stessi meccanismi.

 

Per una durata di tre stagioni raccontate in due ore, il film di Zhang Yimou rinchiude una giovane donna, i personaggi che la circondano e lo stesso spettatore in un’immensa e regale dimora senza vie d’uscita, cosparsa di ostacoli architettonici, nella quale prende forma non una ma una molteplicità di tragedie che colpiscono una dopo l’altra le donne cadute in un inferno mascherato da lussuosa dimora. Il vero carnefice è ovviamente il marito/proprietario delle quattro mogli, un uomo tanto superficiale da non essere mai inquadrato in primo piano dall’inizio alla fine della pellicola. Un espediente che ho trovato di sopraffina e giusta cattiveria. Il contrario di quanto avviene per i personaggi femminili, a cominciare da Gong  Li, il cui magnifico volto invade lo schermo e lo anima. E’ comprensibile che l’attrice sia diventata una star di livello mondiale in seguito a questa performance, ulteriormente valorizzata da una fotografia e giochi di luce che tolgono il fiato. Un virtuosismo che si estende alle immagini dell’imponente capolavoro architettonico in cui il film è ambientato. Non meno suggestiva la profusione di costumi d’ogni colore, ognuno dei quali deve rivestire un significato a me ignoto. Costituiscono un vero e proprio spettacolo nello spettacolo.

Dopo questi elogi, mi restano da spiegare i motivi delle sole tre stelle e mezza che assegno al film. In primo luogo, i tempi di alcune inquadrature, davvero molto lunghi e spesso accompagnati da una colonna sonora un po’ ostica per il mio modesto orecchio occidentale. Quando poi a cantare ci si mette la “terza moglie”, ex-artista e sedicente soprano, ho dovuto abbassare il volume. Poco convincente e a parer mio ripetuta troppe volte la cacofonica scena del massaggio ai piedi effettuata da un’anziana domestica con fastidiose bacchette sonanti alla moglie che il marito ha scelto per la notte. Infine, ho trovato decisamente brutte (ma proprio brutte!) e utilizzate in modo invasivo le lanternone rosse del titolo italiano. Accendi, spegni, sposta, copri di nero… Troppo tempo perso per un estetismo che mi è apparso enfatico. Piccoli difetti, comunque, per un film che vola alto nei suoi contenuti e appassiona per la profonda umanità della protagonista.

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