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Maradona by Kusturica

Regia di Emir Kusturica vedi scheda film

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La recensione su Maradona by Kusturica

di sasso67
8 stelle

Nella storia dei migliori calciatori di tutti i tempi nessuno ha rappresentato un vero e proprio fenomeno popolare di livello mondiale come Diego Maradona, neanche il grande Pelè. Era inevitabile che il cinema se ne occupasse, soprattutto dopo che lo stesso fuoriclasse argentino ha fatto spettacolo di sé stesso, in tutti i modi possibili ed immaginabili, dentro i campi di calcio e fuori di essi. Ed era forse inevitabile che se ne occupasse anche un regista fuori dall'ordinario come Kusturica, nato a Sarajevo da famiglia serba di religione musulmana, accusato, dopo "Underground", di eccessiva accondiscendenza verso il regime di Milosevic. Dall'incontro tra il calciatore argentino e il regista bosniaco, esce un film sghembo e sporco, il cui filo conduttore sembra essere quello della filosofia e dell'estetica punk, del genio iconoclasta ed autodistruttivo che, per colpire le istituzioni che contesta, infierisce prima di tutti su sé stesso. Non a caso l'immagine ricorrente del film è la progressione di Maradona verso la porta dell'Inghilterra (in quello che viene definito "il gol del secolo"), sottofondata da "God Save The Queen" dei Sex Pistols. In quella partita c'è tutto Maradona: il gol da manuale del calcio e quello che infrange il regolamento del medesimo sport (l'ormai proverbiale "mano de dios"). Maradona è nell'orgoglio di essere sé stesso e nel senso di colpa di non essersi comportato in altro modo ("se non avessi tirato la cocaina, sarei stato ancora più grande... pensa che giocatore ci siamo persi!" confessa provocatoriamente, ma con amara ironia, al regista). Maradona è nella rievocazione delle proprie imprese sportive, dove appare eroe solitario contro il mondo, e dove non esistono i compagni di squadra, da Passarella a Valdano, da Ciro Ferrara a Burruchaga: degli altri ventuno in campo esistono soltanto, nei suoi ricordi, i portieri impotenti di fronte alle sue prodezze. Maradona, quando vuole, ricorda male: dice, ad esempio, che una volta ne fecero sei alla Juventus a Torino, ma prima di tutto, nel campionato 1988-89, ne fecero cinque (la partita finì (3 a 5), in secondo luogo Maradona non dice che il Napoli quell'anno arrivò secondo con ben undici punti di distacco dall'Inter di Trapattoni e nemmeno che, al ritorno, la Juve di Zoff vinse 4 a 2 al San Paolo. E' solo un dettaglio che rivela la personalità di Maradona, un Dio sul prato verde, soprattutto dalla metà campo in avanti, un bambino, da accompagnare mano nella mano (come fece la famosa hostess alla fine di Argentina - Nigeria ad USA '94) fuori del campo di gioco. Ed il miglior modo di pensare a Diego Armando Maradona è proprio quello di ricordarlo bambino, quando palleggia sul campo spelacchiato del suo quartiere, e quando dichiara alla telecamera, determinato e sognante al tempo stesso: "ho due sogni: il primo è giocare il campionato mondiale, il secondo è vincerlo".

Sulla colonna sonora

Notevole. Del resto, Maradona è l'unico calciatore che ha ispirato un numero considerevole di canzoni, da "Santa Maradona" dei Mano Negra a "Diego para siempre" dei Ratones Paranoicos, fino a "La vida tombola" di Manu Chao. Le ultime due sono inserite nella colonna sonora, insieme a "God Save The Queen" dei Sex Pistols.

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