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The Chaser

Regia di Hong-jin Na vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su The Chaser

di AndreaVenuti
9 stelle

The Chaser è un film sudcoreano del 2008; scritto e diretto da Na Hong-jin.

Il film ha riscosso un successo incredibile in patria e non solo, aggiudicandosi un numero inatteso di premi tra cui il Grand Prize ai 44° Baeksang arts Awards oppure il Miglior giovane regista ai 16° Chunsa Film Art awards fino al Miglior film ai 45° Grand Bell awards.

 

Sinossi: Joong-ho (Kim Yoon-seok) una volta cacciato dalla polizia ha intrapreso una carriera criminale dandosi al racket della prostituzione (specializzandosi nella protezione delle sue assistite), tuttavia da un po' di tempo alcune "sue" sono scomparse scompaiano misteriosamente; l'ex detective pensa siano passate alla concorrenza ma in realtà sono state massacare da uno squilibrato.

Joong-ho in maniera alquanto rocambolesta si imbatte nel killer ma con esiti inaspettati... 

Locandina Internazionale

The Chaser (2008): Locandina Internazionale

The Chaser segna il debutto dietro la macchina da presa di Na Hong-jin che dimostra una notevole maturità sia a livello registico sia sul piano della scrittura, talento conferamato poi nel successivo The Yellow sea del 2010 (//www.filmtv.it/film/44976/the-murderer-the-yellow-sea/recensioni/857466/#rfr:none); per il suo esordio il giovane coreano (classe 1974) opta per un tema scottante che turbò e non poco l'opinione pubblica coreana, ossia il caso di Yoo Young-chul un serial killer che dal 2003 al 2004 uccise 21 persone, tra cui molte prostitute.

 

Na Hong-jin mette in scena questo tragico e macabro fatto di cronaca utilizzando diversi canovacci del thriller moderno alla David Fincher dosando la tensione secondo i dettami del genere, ma allo stesso tempo propone alcuni stilemi tipici dell'attuale cinematogtrafia coreana come la commistione di generi dal comico al gore, fino ad arrivare a sequenze incredibilmente drammatiche (nel pre-finale trova spazio anche la tematica della vendetta, topos del cinema locale).

scena

The Chaser (2008): scena

Na Hong-jin si contraddistingue per una scrittura avvincente, intrigata ed abbastanza originale.

L'intelaiatura narrativa espone due binari ben precisi, da una parte il film si compone come una classica lotta contro il tempo con un duplice obiettivo, ossia salvare una vita ed incastrare il killer; parallelamente il film propone anche un particolare percorso di redenzione del protagonista Joong Ho che da pappone insensibile ed autoritario si trasformerà in padre amorevole.

 

Nel corso della storia il regista inoltre non si risparmia una serie di critiche sociali (elemento imprescindibile del nuovo cinema coreano), in particolare modo contro l'immobilismo (per questioni politiche) ed ineguatezza delle forze dell'ordine; la polizia si lascia letteralmente scappare dalle mani il killer, permettendogli di compiere indisturbato ulteriori atrocità il tutto con l'assenso del sindaco che preferisce occuparsi di questioni personali piuttosto che garantire l'incolumità ai suoi cittadini.

Eccelso e variegato anche l'operato registico a partire dalla prima sequenza: il film si apre con un movimento di macchina libero su di una Seul affollata e caotica al calare della notte, poi stacco di montaggio e segue una carrellata orizzontale avvicendata da un montaggio discontinuo che ci mostra una donna incontrarsi con un uomo; la coppia si allontana dal centro urbano e la sequenza termina lasciando presagire allo spettatore la scomparsa della ragazza, il tutto accompagnato da un'efficace melodia malinconica (riproposta più volte nel corso del film).

 

In The Chaser le sequenze meritevoli di attenzione sono molteplici, dai vari inseguimenti a piedi molto adrenalinici in cui Na Hong-jing sfoggia abilmente la macchina a mano, passando a scene macabre dove prevale uno stile brutale e realista ma allo stesso tempo non troppo estremo alla Miike, a tal proposito utili le considerazioni di Paquet il quale in riferimento al film dice «più che un hard-gore thriller è un lento mistery disseminato di eruzioni gore».

Detto questo ci sono  tre sequenze altamente significative che meritano uno spazio a parte:

 

1) L'inquadratura con la macchina da presa al di là della vettura di Jong Ho che ci mostra il pianto muto straziante di una bimba, la quale ha capito che la madre è stata assassinata; sequenza tremenda accompagnata da una musica sconsolante che richiama lo stile di Santaolalla.

 

2) Verso la fine del film, quando la polizia è intenta a disseppelire i cadaveri dal giardino della casa del diacono (ucciso dal killer), il regista opta per un'inquadratuta a piombo seguita da un lento movimento estensivo.

 

3) Nel finale il regista ci regala un piano sequenza altamente simbolico che dalla camera di un ospedale (dove si trovano la bambina e Jong-ho che ha ultimato il suo percorso di redenzione) con un movimento selettivo si conclude mostrandoci i grattacieli di una Seul cupa ed immersa nella pioggia.

Esordio folgorante, da recuperare assolutamente.

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