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The Chaser

Regia di Hong-jin Na vedi scheda film

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La recensione su The Chaser

di maurizio73
5 stelle

Ex agente delle forze speciali di Seul congedato per corruzione e riciclatosi come protettore di giovani prostitute, sospettando che la inspiegabile scomparsa di molte di loro sia dovuta alla fuga volontaria oppure alla fraudolenta attività di una concorrenza sleale, induce una sua protetta a fare da esca volontaria per il misterioso cliente che sembra aver contattato tutte le sue ragazze. Catturato dalla polizia grazie al suo intervento, questi si rivela in realtà un pericoloso e spietato killer seriale, responsabile  di numerosi omicidi, confessando di aver segregato la sua ultima vittima, ormai ridotta in fin di vita, in un luogo misterioso che si rifiuta di rivelare e dando così inizio ad una disperata e rocambolesca corsa contro il tempo.
Opera d'esordio del regista e sceneggiatore Na Hong-jin e basata sulla storia vera del killer coreano  Yoo Young-chul, è un thriller teso e coinvolgente che ricapitola la recente eppure consolidata tradizione di un cinema d'azione made in  Seul capace di couniugare gli stereotipi più classici del cinema yahnkee (la dicotomia etica tra fazioni contrapposte, la struttura classica di una caccia senza quartiere, il sottotesto sentimentale e intimista) con gli elementi peculiari di grand guignol fumettistico senza esclusione di colpi fatto di relativismo etico e teste mozzate, stupidità burocratica (la polizia coreana non ci fa mai una bella figura tra funzionari corrotti e impiegati inebetititi!) e anarchismo giustizialista, gusto per l'orrido e l'immancabile disincanto di un finale amaro e tutt'altro che consolatorio. Arruolando gli stessi protagonisti (ma a parti invertite) del successivo e ipertrofico 'The Yellow Sea', il film di Hong-jin struttura questa disfida tra un malvagio senza redenzione e un cattivo redento lungo i percorsi di una detection che si insinua sottotraccia nelle accidentate e rocambolesche dinamiche del cinema d'azione, in grado di rielaborare credibilmente gli elementi di un contesto sociale prossimale (dove ex poliziotti si danno allo sfruttamento di una prostituzione semi-legalizzata ed i procuratori generali non emettono ordini di cattura la Domenica mattina) in un microcosmo grottesco e tragico insieme di creature dolenti afflitte dalle tare del relativismo etico (il killer è un talentuoso scultore di cristi in croce e scalpi corvini di belle ragazze!) e dalla piaga biblica di una pioggia incessante e continua. A parte le solite inverosimiglianze di una trama che converge verso l'inevitabile finale drammatico e la pacchiana ironia di caratterizzazioni sopra le righe (con tanto di Kim Yoon-seok in versione Charlot alle prese con la 'monella' figlia della sua sfortunata 'dipendente') il film riesce a giustificare perfino la usuale prolissità del cinema coreano che, non pago della solita orgia finale di sangue, si concede la toccante tenerezza di un padre putativo al capezzale della piccola figlia malata. Quando si dice: qui in Corea non ci facciamo mancare mai niente!

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