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Hunger

Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film

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La recensione su Hunger

di ilconformista
8 stelle

"Hunger" sancisce l'esordio cinematografico di Steve McQueen, che arriverà poi all'Oscar con "12 anni schiavo" nel 2014.

La trama è di una semplicità disarmante: vengono raccontate le vicende e i trattamenti riservati ai prigionieri politici in Irlanda nel 1981 dal governo britannico.

Ciò che colpisce è la tecnica registica. Il pensiero di McQueen si evince già in questa sua prima opera, e continuerà anche con "Shame": uno stile in cui innanzitutto più che le parole prevalgono le scene, le immagini, i silenzi. Ecco cosa fa la differenza. In un'epoca in cui si tende di solito a inanellare velocemente una scena dopo l'altra (quindi avere un montaggio che mira ad avere un ritmo elevato) e impregnarla di dialoghi, il regista qui è come se volesse prenderci e prendere la nostra frenesia e dire: ok, ora state calmi e procediamo lentamente e con ordine. 

Nei primi 45 minuti i dialoghi sono davvero ridotti all'osso, vengono presentati i prigionieri e le loro vite e le loro proteste all'interno del carcere in contrapposizione agli atteggiamenti delle guardie e dei poliziotti. E qui emerge il secondo punto fondamentale del film: l'estremo realismo delle scene. Finalmente, verrebbe da dire. Le botte e mazzate ai prigionieri le sentiamo sulla nostra pelle, le varie scene che coinvolgono le interazioni tra i personaggi non sono mai retoriche e non stonano con il resto della trama.

Dopo questa prima metà del film arriva un colpo di genio: intenso dialogo (ecco dove è presente, c'è esattamente dove deve essere e incastrato alla perfezione) ripreso con un piano sequenza e camera fissa, intervallata nel tratto centrale dai primi piani, tra il protagonista ed un prete suo amico, dove parlano della vita e della moralità ed etica della scelta che lo stesso protagonista ha preso. Il tutto dura 15-20 minuti, quindi è davvero una parte impegnativa, il nocciolo dell'intero film. 

E poi si riprende la calma, la potenza delle immagini, dialoghi inesistenti, silenzi, riflessioni fino alla fine. Anche qui, è emblematico (sempre dal punto di vista stilistico) il piano sequenza della guardia che pulisce il corridoio, dall'inizio alla fine e nonostante la scena di per sè sia di poco interesse o comunque non aggiunge niente alla trama, essa è il simbolo che incarna alla perfezione lo spirito del film: i gesti quotidiani, quanto più vicini alla realtà, che sembrano così insignificanti in realtà riempiono i vuoti, i passaggi tra una fase e l'altra del film così come accade nella vita stessa e Steve McQueen dà loro importanza. E' il concetto detto prima: fermiamoci e poniamo attenzione a tutto ciò che accade.

MA. C'è sempre un ma. Proprio nel finale, anche se intenso, c'è forse un pochino di retorica e poca originalità e mi riferisco soprattutto alla scena in cui la sofferenza del protagonista viene associata alle immagini in cui gli uccelli si librano nell'aria, nel cielo terso. Certo, ha un collegamento ed è una metafora del carattere stesso del personaggio, ma voglio essere provocatorio: ogni film drammatico che si rispetti ha sempre una scena di uccelli che volano, magari sfumata, magari come stacco su altre scene. Qui  McQueen si allontana un po' dallo spirito realista di tutto il resto del film.

Ultima ma non ultima considerazione: la recitazione. Che dire, è ottima. Non c'è da aggiungere molto altro.

Quindi film consigliatissimo a tutti quelli che cercano qualcosa di un po' diverso dal solito e che abbiano la pazienza di aspettare, osservare ed essere sopraffatti dalle emozioni delle immagini che un film come "Hunger" sicuramente scatena.

4 stelle piene, potevano essere di più se non fosse per il finale detto prima.

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