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Un amore di testimone

Regia di Paul Weiland vedi scheda film

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La recensione su Un amore di testimone

di valerioexist
4 stelle

Se siete eterosessuali oppure donne con un minimo d’autentica emancipazione sessuale vi sconsiglio la visione di “Made Of Honor” (anche se gia' parte del lavoro la fa la locandina), film sentimentale diretto da Paul Weiland tradotto in italiano come “Un Amore Di Testimone”. Un film nel quale nessuno si sarebbe stupito di vederci come protagonista uno come Hugh Grant che ha basato un’intera carriera su film come questo, il quale però ricorda più roba come “il matrimonio del mio migliore amico”. Il belloccio Patrick Dempsey interpreta il belloccio Tom Baley: una sorta di Maxwell Shelfield della tata ma più sciupafemmine; mentre la belloccia Michelle Monaghan è Hannah, la migliore amica di lui da 10 anni, ormai rassegnata al fatto che lui sia fico e si trombi chiunque ma non lei perché lei è l’amica che oltretutto cerca il matrimonio. Succede poi che lei se ne va in Scozia e dopo un po’ lui, mentre zompa marsupialmente da una fregna ad un’altra, si rende conto che in fondo la sua amica dal nome palindromo non è così malaccio e che quasi quasi gli piace, ma si, mo le vado a dire che me la sposo io! Ovviamente però lei in Scozia ha conosciuto un roscio che sembra l’uomo perfetto! Come farà il nostro eroe? Deciderà di fare da “damigella d’onore” al matrimonio di Hannah, di modo da convincerla, durante il tempo che passeranno assieme prima delle nozze, a sposare lui e non lo scozzese perfetto. Come finirà? Scordatevi i colpi di scena in questo film dove ogni volta in cui si dice che LUI farà da damigella d’onore tutti dicono “ah quindi è gay” e battute simili protratte fino all’esasperazione. Innanzitutto lo scozzese con cui si mette lei è un tizio normale che poi si scoprirà essere pure bravo a giocare a basket ed avere il cazzo grosso (a detta degli amici del protagonista che l’hanno visto negli spogliatoi), motivi in più per farlo piacere a lei, ma anche motivi per renderlo antipatico allo spettatore o alla spettatrice che, Dio solo sa per quale motivo, devono fare il tifo per Patrick Dempsey solo perché è il protagonista. Ma dico io: se una viene qui in Italia, io mi innamoro e lei si innamora, perché cazzo le mie nozze devono venire rovinate dall’amico di lei che si scopa tutte e che mo proprio adesso ha deciso che si vuole scopare pure quella che mi si vuole sposare! Ma guarda che so’ forti sti sceneggiatori (quello di questo film in particolare poi ha anche un nome del cazzo: si chiama Adam Stzykiel… ma come diavolo si legge “stzykiel”?). Inoltre lo scozzese roscio antagonista di Patrick Dempsey è anche l’unico scozzese presente nel film (ci sono anche i parenti) a parlare in maniera non ridicola e senza accenti e flessioni caricaturali e macchiettistiche. Vogliamo poi parlare della visione femminista con cui sono dipinti tutti gli uomini di questo film? Patrick gioca a basket con gli amici tutti i giorni come Willy il principe di Bel Air, parlano sempre di cazzate e di discorsi finti e superficiali (ora non ricordo con l’esattezza di cosa… ma roba del tipo, la macchina, la fica, i muscoli); in più all’interno di questa combriccola c’è una specie di nerd spilungone con gli occhiali che dovrebbe rappresentare “l’uomo non affascinante e quindi cretino che perciò va deriso dal pubblico femminile che in fondo in fondo ama lo stronzo sciupafemmine”.
Ma, per par condicio, mentre la vita da playboy del protagonista farebbe rabbrividire ogni suffragetta, anche il mondo femminile dipinto dal regista Paul Weiland è qualche cosa di alluncinante che dovrebbe offendere ogni donna con un minimo di dignità: le femmene in questo film sono un ammasso di oche idiote intrise costantemente in ambienti lussuosi e starbucksiani rimediati con chissà quale denaro. Il film finisce ovviamente con lui che interrompe il matrimonio e lei che lo bacia lasciando lo sposo sull’altare. Ma vi rendete conto? A me queste cose fanno male al cuore! Nessuno, guardando questi film, si immedesima mai nel tizio che rimane lì da solo coi parenti e gli amici che lo guardano? Nessuno pensa al trauma e alle insicurezze che conseguiranno nella sua vita in seguito a ciò? Nessuno pensa che lei, dopo 10 anni in cui lui la trattava come l’amicona gay, dovrebbe pur dire “no guarda, grazie ma io mo mi sto sposando… facciamo un’altra volta…”? Sono solo io così orgoglioso? Non credo! Ma povero roscio scozzese!
Però! Attenzione! C’è un “però”! Lo sceneggiatore, col suo cognome impronunziabile, ha pensato proprio a tutto! Effettivamente il povero roscio non poteva essere accannato così sull’altare senza un motivo, doveva avere qualcosa che non lo rendesse così “perfetto”. Dunque… frocio? No, troppo assurdo! La picchiava? No, sarebbe diventato drammatico! Trattava malino la figlia di lei? No, lei non ha figlie ed inotre fa molto “tre scapoli ed una bimba”… MMh…ma certo! Lo scozzese andava a caccia!! Quindi brutto e cattivo e lei ne rimane delusissima, anche se non era vegetariana, anche se quando l’ha saputo stava mangiando lei stessa la carne da lui procacciata… lei ne rimane delusa.
Cosa ci insegna questo film?
Che le donne o sono stronze o sono stupide… non dite mai alla vostra futura moglie che siete stati a caccia, sennò poi si mette col suo amico che vanterà sempre 10 mila scopate più di voi… ah, 10 mila ed una… la vostra ragazza.
Voto: 4-

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