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L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza

Regia di Cao Hamburger vedi scheda film

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La recensione su L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza

di valerioexist
8 stelle

Ho veduto questo film in una sala deserta del cinema Madison a Roma. Questo cinema è sito in zona San Paolo e, per combinazione, anche il film si svolge a San Paolo… ma in Brasile. “L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza”, con tutti i suoi premi sfoggiati in locandina, con il suo titolo così lungo da non entrare completamente sul biglietto del cinema, è l’ultimo film di Cao Hamburger, regista spagnolo dall’appetitoso cognome. È il 1970 ed in Brasile s’attendono i mondiali che vedranno la loro nazionale vincitrice (non è uno spoiler), a seguire il torneo, come tutti, c’è un piccolo ragazzino molto serio che, infatti, si chiama Mauro. Mauro ha i genitori attivisti politici che lo lasciano dal nonno perché esiliandi. Così, dopo che i due desaparesiscono, il bambino va dal nonno che non c’è. Il nonno di Mauro si chiamava Mòtel, ma non lavorava sull’autostrada, era bensì un barbiere, e poche ore prima era morto mentre faceva la barba ad un sosia anziano di Gad Lerner lasciandogli pure un bel taglio stile Sweeney Todd. Il piccolo Mauro verrà così accolto nella sua casa da un ebreo di nome Shlomo, un anziano tipo con la barba che ogni tanto si rivolgerà al bimbo in maniera comprensibile, mentre altre volte gli parlerà in ebraico, risultando tanto incomprensibile quanto un po’ antipatico se vogliamo, specie perché il ragazzino non capisce niente e ogni volte per sicurezza gli dice “stronza ci sarà tua sorella”. Il piccolo Mauro inizia così a convivere con questo anziano signore ebreo che la mattina mangia il pesce e che lo chiama Moscialè, mentre lui seccato spiega di chiamarsi Mauro, nome troppo facile da pronunciare per i gusti ebraici. Mauro però non è ebreo e non sembra neanche interessatissimo a diventarlo, visto che non gradisce molto il pesce a colazione e non credo ami essere chiamato Moscialè; Mauro non voleva diventare ebreo, ma voleva diventare negro! Si, perché era negro il fidanzato della ragazza carina che lavorava al bar, ed inoltre era anche un portiere. Mauro voleva diventare negro e portiere. La passione per il calcio la vive assieme all’attesa della ricomparsa dei genitori che non sembrano tornare; ma avevano promesso che sarebbero ricomparsi il giorno della finale (quando il Brasile battè l’Italia in una delle poche partite dell’Italia senza rigori). Nel frattempo fa amicizia con una ragazzina che, in quanto ebrea, vuole fare i soldi e li fa facendosi pagare dai ragazzini allupati per spiare i camerini di un negozio di vestiti dall’edificio affianco coi buchi sul muro (ma non se ne accorgevano?), anche se non ci si spogliava mai una carina, solo vecchie; quando ci capitava quella bella ci andava la ragazzina a mettersi davanti allo spioncino… boh! E poi conosce un pischello socialista uguale al figlio d’Antonello Venditti …“L.A.I.C.I.M.G.A.I.V.” è un bel film, il titolo è un po’ lungo e mi ha fatto fare un po’ tardi per il tempo che c’ho messo a chiedere il biglietto alla cassa (quando i cinema avevano una sala sola non c’erano tutti ‘sti problemi, ecco perché la Wertmuller ancora lavorava), però valeva la pena dargli un’occhiata; la fotografia è interessante (nel senso buono, non come l’amica brutta che devi presentare all’amico sfigato…). Tratta un tema drammatico come quello degli esiliati politici visto dall’occhio di non lo vive in prima persona ma ne subisce le conseguenze affettive; non c’è una banale storia di passaggio dall’infanzia all’adultaggine del marmocchio; se ne mostrano le gioie e le perplessità che caratterizzano la sua infanzia ed il finale “mezzo lieto” è comunque meno peggio di come si potesse credere. Certo un paio di sottotitoli durante gli sproloqui yiddish ci potevano pure stare; chissà perché poi i rabbini parlavano nel linguaggio ebraico solo con la gente che non lo sapeva parlare mentre tra di loro parlavano normale (doppiati peraltro in maniera terribile, stile Bim Bum Bam). Chissà perchè c'hanno messo due anni a proporlo ai cinema italiani mentre poi sono così solerti per altre cacate [ho saputo di recente che da noi Transformers è uscito un mese prima rispetto all'America...]

Voto: 7 ½



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