Regia di Laurent Cantet vedi scheda film
Fastidiosi e scontati i commenti di quei professori presenti in sala alla proiezione dell’opera vincitrice a Cannes. Inutili e tristi ma sicuramente coerenti quegli stessi commenti in quanto viva dimostrazione di come quelle due ore di film abbiano espresso il vero.
“Se la cosa non è più importante del silenzio, taci”. Queste sono le parole masticate da uno degli alunni della classe in oggetto e questa vuole essere la risposta a tutti quegli adulti e professori nella fattispecie, che ancora si arrabbiano per una mancata partecipazione dei ragazzi alle lezioni e alla vita ‘che conta’.
Parole parole parole per poi scoprire che nulla si è imparato tra quei banchi così come rivela una ragazza a fine lezione. Un mosaico di volti ed espressioni, una carrellata ininterrotta di primi piani a costituire un sottile gioco di conoscenze e, di fatto, due grandi squadre: quella degli adulti che vogliono insegnare e quella degli alunni che vogliono a loro volta sentirsi grandi. Spazi pressoché assenti per un clima quasi soffocante. Costretti tra mille regole e parole noi, come gli alunni, ci sentiamo autorizzati a sbuffare, ad aspettare con ansia la campanella, a lasciarci distrarre dal più piccolo oggetto. La scuola deve innanzi tutto educare e l’educazione, sembra volerci dire il regista, non si può imporre dall’alto così come non si può pretendere ma si deve costruire attraverso reciproci silenzi. I ricorsi disciplinari profumano così di sconfitta se poi la conseguenza diretta è la cessata frequentazione di una qualsiasi altra scuola. Ed ecco che il professore diventa alunno e l’alunno diventa inevitabilmente modello di vita per l’adulto.
“La classe” profuma di quell’incomunicabilità che, paradossalmente, s’instaura tra docenti ed allievi. Ci si parla ma non ci si ascolta ed allora sarebbe meglio starsene zitti, in silenzio, in attesa che la vera espressione viva dietro ognuno di quei volti riesca a manifestare la propria ragione d’essere.
E’ indicativo come, infatti, siano proprio le sequenze meno parlate quelle in grado di far trasparire un sorriso, uno sguardo d’intesa, quelle capaci di costruire un ponte tra il mondo degli adulti e quello dei giovani. Sono fotografie, sono impulsi nervosi, sono parole di troppo, sono espressioni di quello che docenti ed alunni sanno essere al di fuori dei loro ruoli, persone.
Impegnata ed interessante l’opera premiata a Cannes, sottile ed emblematica dipinge un affresco convincente di quello che può e dovrebbe essere il gioco delle parti tra giovani ed adulti: gli uni ascoltano gli altri e viceversa perché, come si sa, nessuno nasce imparato, a maggior ragione quando la scuola è quella della vita.
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