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La classe - Entre les murs

Regia di Laurent Cantet vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su La classe - Entre les murs

di giancarlo visitilli
8 stelle

Il film giusto al momento giusto. Questo è il tanto chiacchierato film, vincitore della Palma d’oro a Cannes 2008. In tempi in cui la Gelmini ha generato l’esportazione dei problemi della scuola italiana anche al di là delle mura (les murs) domestiche italiane, è chiaro che in occasione dell’uscita dell’omonimo libro di François Bégaudeau, da cui il film è tratto, e dello stesso lavoro di Cantet, si parli anche di un “reality” (Alberto Crespi).
La storia racconta un anno di scuola, in una seconda media di un quartiere popolare e multietnico di Parigi. Tra interminabili quotidiani, zeppi di discussioni, domande a raffica, provocazioni, polemiche ed episodi di violenza, François, insegnante di Lettere, e la sua classe si affrontano e confrontano con i limiti e le possibilità dell’istituzione scolastica.
Il regista di Risorse umane e del penultimo Verso Sud, ambientato sulle spiagge haitiane, torna a raccontare la sua Parigi, per mezzo del professor François Bégaudeau, autore del romanzo che dà il titolo alla pellicola e anche attore protagonista. Questi è il maestro, molto discusso, dagli studenti di una classe che conta diverse provenienze: dalla Francia, il Maghreb, il Mali, la Cina, alle Antille.
Qui è rappresentata una scuola di un paese che è la Francia, ma sicuramente è anche l’Italia ed ogni altro paese europeo, che stenta a trasformare la multietnicità in uno status multiculturale. E’ notizia di solo qualche giorno fa di alcune mamme, in una scuola di Milano, che hanno ritirato i loro figli perché colleghi, in classe, di compagni di colore.
Cantet opera una profonda frattura, rispetto al ritratto della scuola di film precedenti (L’attimo fuggente, Les choristes, ecc.), si avvicina di più a quella raccontata dal nostro De Seta (Diario di un maestro) prima e da Capuano dopo (La guerra di Mario): qui abbiamo le situazioni reali della scuola di ogni giorno, che vede docenti e alunni scontrarsi sui contenuti (senza l’accusa recente nei confronti dei docenti di strumentalizzare i ragazzi). In queste aule i ragazzi sono distratti e poco inclini al rispetto delle gerarchie, così come la vita scolastica di ogni giorno ce li presenta. Colui che Cantet fa sedere in cattedra non è un eroe, ma un uomo ch’è continuamente ‘distratto’ dai suoi ragazzi, rispetto ai loro problemi di convivenza e di quotidiana consuetudine, piuttosto che esperienze didattiche e legate alla Letteratura. Quel che sorprende (e che appare assurdo nel film) è che in un anno di scuola, mai assistiamo, neanche come spettatori, ad una lezione sulla poesia, sulla prosa o su quant’altro è proprio di un insegnante di Lettere. Se è vero che la scuola oggi assolve tanti compiti, e spesso si sostituisce ad altre istituzioni, compresa la famiglia, non si può dimenticare che il primo compito al quale, comunque, questa deve obbedire è quello della conoscenza. Poi, possiamo anche discutere e riflettere sui modi, sulle regole e sul suo ruolo di preparare i ragazzi all’avvenire, ma tutto ciò avviene anche mediante lo studio e la contestualizzazione di un’opera letteraria, a prescindere dal tempo storico in cui è scritta ambientata. Pena l’essere stesso di un’istituzione che, è evidente soprattutto nel nostro paese, sta smarrendo la sua via primordiale.
Invece, molto interessante è il ruolo e l’importanza della lingua, nel film. La scuola, che ha l’incarico anche di insegnare l’uso corretto della lingua e di trasmetterla, qui diventa incapace, non solo, di comunicare (non tutti i genitori parlano francese), ma soprattutto di comprendere. Non c’è traduttore o traduttrice che possa valere, se fra chi parla e chi ascolta c’è il valico dell’incomunicabilità e, quindi, dell’incomprensione. Ne va di conseguenza il rispetto, che nel film diventa una sorta di decalogo in cui le regole rappresentano l’unico mezzo attraverso il quale è possibile la convivenza.
Lo stile utilizzato da Cantet è quello documentaristico, ma anche molto vicino a quello di Risorse: si privilegiano i primi piani, gli spazi ristretti (entre les murs), le storie e le geografie di giovani vite ancora molto disorientate. In un paese-mondo che stenta a comprendere il grande significato della scuola.
Giancarlo Visitilli

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