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Tulpan

Regia di Sergei Dvortsevoy vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tulpan

di ethan
7 stelle

 

Asa (Ashkat Kuchinchirekov) è tornato dal servizio militare assolto in Marina e vive in una Yurta nelle aride e isolate steppe kazake con la sorella Samal (Yeslyamova), il cognato Ondas (Ondasyn Besikbasov) e i loro tre figli, tutti molto piccoli, e sono dediti alla pastorizia; il giovane vorrebbe sposarsi e con l'intercessione di Ondas conosce la famiglia di Tulpan, ma la ragazza non ne vuol sapere di lui perché ha le orecchie a sventola!

Asa, combattutto tra la voglia di emigrare, magari in America, sostenuta dall'amico Boni (Tulepbergen Baysakalov), che ha una passione per tutto ciò che è straniero (sente in continuazione 'Rivers of Babylon') e la necessità di rimanere nella steppa ad aiutare i suoi congiunti, che devono far fronte all'alta mortalità degli ovini, tenterà più volte di convincere Tulpan a prenderlo come sposo, ma (come purtroppo avverte incautamente il sottotitolo spoiler) la vicenda prenderà una piega sorpendente ed inattesa, che però servirà a lui per scrollarsi di dosso ogni indecisione.

'Tulpan' è uno strano oggetto battente la bandiera del Kazakistan, paese ricco di risorse naturali ma sul piano cinematografico non certo a livello di altri fiorenti movimenti asiatici, diretto sapientemente dall'esordiente nel lungo di finzione (al momento rimane anche il suo unico film, documentari esclusi) Sergej Dvortsevoy, che combina sequenze - le migliori del film - improntate su un realismo documentaristico che mostra la dura vita dei pastori, immersi in un territorio aspro e sconfinato, alle prese con ovini colpiti da malattie misteriose, causanti un alto tasso di mortalità alla nascita, ad altre in cui è rappresentata con piglio da commedia la piccola comunità famigliare, alle prese con i suoi contrasti interni, specie tra Asa, la sorella ed il cognato, con il chiassoso ed allegro coro dei bambini vocianti, tutti caoticamente stipati nell'abitazione tipica, simile ad una tenda dei nativi americani, inframmezzate dai tentativi maldestri di Asa di 'conquistare' la ragazza che dà il titolo al film, che assumono contorni grotteschi e sfocianti nello sfogo del giovane, la cui furia distruttrice gli farà almeno capire le 'intenzioni' della sua fiamma.

Sebbene qualche critico, esagerando, ha paragonato la capacità nel riprendere i paesaggi e fare di essi un tutt'uno con i personaggi a quella di John Ford, il film di Dvortsevoy, pur non raggiungendo tali vertici, merita un giudizio più che positivo, anche e soprattutto per il fatto di ottenere il meglio da una storia così semplice e dalla povertà dei mezzi a disposizione, attori 'presi dalla strada' compresi, e può essere definito un bell'esempio di cinema primordiale.

Voto: 7 (v.o.s.).

 

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