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Tulpan

Regia di Sergei Dvortsevoy vedi scheda film

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La recensione su Tulpan

di FilmTv Rivista
8 stelle

«Voglio una donnaaaaaaa!». L’invocazione è felliniana, ma Rimini è dall’altra parte della Luna. Riecheggia nella steppa del Kazakhstan, nono Paese più grande del mondo ma con pochissimi abitanti per chilometro quadrato. Così il povero Esa, ex marinaio che sogna il suo angolo di paradiso sotto un cielo di stelle, ha una sola possibilità di sposarsi, perché Tulpan è l’unica fanciulla del deserto ancora libera. Peccato che lei non voglia saperne, a causa di un difettuccio del ragazzo, certe orecchie a sventola... Riuscirà il nostro eroe a coronare il suo giusto sogno d’amore? In fondo, non è così importante. La bellezza di Tulpan. La ragazza che non c’era di Sergei Dvortsevoy, notevole talento al quale il Festival Visions du Réel di Nyon ha appena dedicato la prima retrospettiva completa, e che proprio con questo film ha vinto nel 2008 il Certain Regard di Cannes, è estetica. Uno sguardo al quale non siamo (più) abituati. In Italia (ma anche in Francia, Stati Uniti, India o Brasile) i concetti visivi di “totale” e “panoramica” sono quasi impossibili, perché dove ti giri trovi qualcosa, una barca, il cemento, la monnezza, uomini, volumi... Tulpan invece chiede allo spettatore di riabituarsi al nulla, o forse al tutto, perché lo ricordava Deleuze: «Curioso, confondere il vuoto con la mancanza! Davvero ci manca una particella d’Oriente, un grano di zen». Capita così che il vortice di vento e sabbia, che a un certo punto scuote l’immobilità del deserto, sorga dal nulla e diventi elemento cinematografico quasi fittizio, perché troppo bello, inconcepibile se non sotto forma di effetto hollywoodiano. Lo stupore del vero ci assale inatteso. In fondo la stessa Tulpan, spesso e a lungo negata alla macchina da presa, pur esistendo, diventa come il vento del deserto. Prima o poi soffierà, e niente sarà più come prima. Ci sono ancora grandi cineasti in circolazione, ma pensavamo che la capacità di raccontare lo spazio e il tempo attraverso il campo lunghissimo fosse scomparsa con Ford, Kurosawa e da ultimo Cimino. Poi, a sorpresa, arriva Dvortsevoy. Evviva.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 17 del 2009

Autore: Mauro Gervasini

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