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Il matrimonio di Lorna

Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film

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La recensione su Il matrimonio di Lorna

di Peppe Comune
8 stelle

Lorna (Arta Dobroshi)  è una ragazza albanese che per coronare il sogno di aprire un locale tutto suo insieme a Sokul (Alban Ukaj), il ragazzo, si presta al gioco di un'organizzazione malavitosa che combina "matrimoni bianchi" allo scopo di far ottenere la cittadinanza belga ai richiedenti. Essa stessa ottiene la cittadinanza grazie a un matrimonio fantoccio con Claudy (Jérémie Renier), un tossicodipendente perso. L' organizzazione provvederà a vegliare sul giovane ragazzo e, se è il caso, a procurargli la morte per overdose in modo che la "vedova belga" potrà tranquillamente sposarsi con un malvivente russo che ha bisogno della cittadinanza belga per rifarsi una dignità.

 

 

 

Altro film dei Dardenne che ondeggia calmo sulle miserie contemporanee e un'altra indagine accurata su quella santificazione del denaro che produce aridità dei sentimenti e mercificazione dei corpi. Lorna è il paradigma di quella umanità fantasma prodotta dalle nuove marginalità sociali, quella che elemosina un pò di serenitá con la rassegnazione di chi è pronta a cedere a qualsiasi ricatto pur di ottenerla, quella capace di ridursi a pedina da manovrare a piacimento pur di arrivare a conquistarsi un posto al sole nell'eldorato del mondo globalizzato. Immersa nelle sue speranze di riscato sociale, Lorna prende coscienza dell'inconsistenza del suo progetto di vita, dell'irreversibilità del percorso illegale intrapreso, a contatto col "marito fantoccio", quando avverte il contrasto tra la falsità delle persone che la circondano (il ragazzo compreso) e la purezza dei sentimenti di Claudy, quando il peso di sentirsi complice di un meccanismo di morte che ha deciso arbitrariamente che la vita di un tossicomane valeva meno che niente, diventa troppo grande perchè lei non possa iniziare a opporvisi con fierezza. Claudy è un ragazzo sensibile e la gentilezza con cui approccia con Lorna, le attenzioni sincere che le mostra, si insinuano come un tarlo nel corpo della ragazza, come una droga che gli apre altri scenari. Claudy chiede a Lorna solo di aiutarlo a uscire dalla droga, di vincere il mostro che porta dentro. Questo percorso del ragazzo diventa per Lorna l'occasione di fare un serio esame di coscienza e di ribellarsi ai mostri che l'hanno sedotta con la prospettiva del facile guadagno col minimo sforzo. La disintossicazione di Claudy dalla droga diventa per Lorna quella dall'aridità dei sentimenti e il suo darsi carnalmente al ragazzo, quando tenta di dissuaderlo dall'uscire durante una delle sue crisi d'astinenza, assume la portata simbolica dell'intenzione reciproca di unire le proprie volontà solitarie e ripulirsi da tutte le impurità sistemiche. Quel rapporto segna una cesura nella vita di Lorna, il suo passo muta andamento, il suo volto è solcato dall'indifferenza, comportamenti che rasentano la follia la conducono fino a un capanno immerso nel bosco a contemplare la sua solitudine. Quel rapporto produce un senso di colpa che Lorna sente di tenere in corpo e la sua intenzione di accudirlo come se fosse un figlio può rappresentare, tanto il tentativo di rinascere a nuova vita, quanto l'elaborazione della morte dell'innocenza. I fratelli Dardenne non fanno sconti, il loro cinema continua imperterrito a percuotere il quieto andamento delle nostre vite occidentalizzate, a fornirci analisi sul nostro tempo che hanno un'aderenza con la realtà fattuale tanto forte da giustificare ogni eccesso di pesantezza, di anestetizzare ogni legittima critica sulla monotona reiterazione del loro rigore stilistico. Il loro cinema è un continuo portarci dal centro alla periferia che è un passaggio non solo fisico, come quello che antepone al benessere del centro cittadino il degrado urbano delle periferie, ma anche quello tra il cuore pulsante del razionalismo economico del modello liberista e gli effetti nefasti che produce su tutte le persone che non c'è la fanno a tenere il passo, su tutti quegl'uomini che pur di conquistarsi un posto al centro del mondo speculano sulla ricattabilità umana che in periferia si compra a buon mercato. Bravissima Arta Dobroshi e sorprendente Jèremie Rènier, ormai attore feticcio dei fratelli belgi insieme a Olivier Gourmet ( che qui ha un ruolo minore). 

 

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