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E venne il giorno

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su E venne il giorno

di FilmTv Rivista
8 stelle

La parabola descritta dal cinema di M. Night Shyamalan è esemplare. Un libro americano dei morti che si riflette nello specchio scuro del (dis)farsi di una comunità. Cineasta attratto dalla wilderness e dall’agorafobia, Shyamalan è uno studioso del rapporto tra soggetto e paesaggio, l’equazione che fonda il discorso sulla civilization. Sin da Il sesto senso, la comunità statunitense è sempre stata l’oggetto d’indagine privilegiato del regista. I fantasmi, soggetti politici, riguardano tutti. Se il perturbante secondo Shyamalan sembrava inizialmente invocare il magistero di Val Lewton, alla luce di The Village, Lady in the Water e, soprattutto, E venne il giorno, risulta evidente, invece, che il regista orbita intorno a un’idea di cinema classico che ha in John Ford il suo punto di riferimento. E venne il giorno è il film attraverso il quale Shyamalan esplora compiutamente il paesaggio americano. Ogni inquadratura di Tak Fujimoto sembra anelare alla purezza di Russell Harlan o al dinamismo di Bert Glennon (e lo stormire dei rami e delle foglie richiama alla memoria persino Himatsuri di Yanagimachi Mitsuo e Peccato nero degli Straub). Cronaca di un esodo endogeno, E venne il giorno è paradossalmente un film privo di controcampo. Si fissa il vuoto anche se il controcampo, in realtà, sono gli Stati Uniti d’America tout court. Solo che non si vedono (più). In compenso restano i set-simulacri di un benessere seriale che ha vampirizzato il mondo. Se The Village rovesciava il senso dell’utopia isolazionista rivelandone il fantasma totalitario, E venne il giorno mette in scena un mondo nel quale lo spazio viene a mancare come per eccesso di spazio. Nessuno replica al nostro sguardo. Nessuno ci guarda. Cessiamo di esistere. Non con un botto, ma con un lamento. Eppure ogni inquadratura sembra suggerire la possibilità di un altro rapporto con il mondo. Di un altro pensiero del mondo. Un pensiero che ci (ri)guarda. Dalle nubi alla resistenza, quindi. Perché è ancora troppo male offendere il mondo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 24 del 2008

Autore: Giona A. Nazzaro

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