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E venne il giorno

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su E venne il giorno

di mc 5
6 stelle

Stavo giusto facendo il punto della situazione su come la critica, sia in rete che cartacea, ha accolto questa pellicola. E devo dire che le recensioni sono per lo piu' all'insegna della delusione, nessuna stroncatura netta, ma comunque sono quasi tutte concordi in questo "nicchiare" nel giudizio finale. Io ho un mio approccio un pò particolare con l'opera complessiva di Shyamalan: diciamo che lo spirito che anima questo regista nel 90% dei casi non riesco proprio a condividerlo. Questo suo afflato a cavallo fra lo spirituale, la new age e una sorta di moralismo di stampo religioso non è proprio nelle mie corde. E questa mia scarsa propensione ad entrare nel suo "universo" ebbe l'anno scorso il suo apice durante la tribolata visione di "Lady in the water", quando il sottoscritto, dopo appena venti minuti di faticosa fruizione, decise di abbandonare la sala. Eppure, io non mi sento di bastonare quest'uomo verso il quale, nonostante i miei mal di pancia, nutro comunque grande rispetto, in quanto la sua testarda coerenza nel portare a termine i suoi progetti me lo rende per certi versi anche simpatico. In fondo Shyamalan (accidenti a questo cognome così complicato da scrivere!!) è una mosca bianca di Hollywood, uno che ogni volta deve lottare con le unghie e con i denti per riuscire ad aprire delle brecce nella convenzionalità del cinema americano, insomma non è per nulla un regista banale, ha idee originali e deve battersi ad ogni suo nuovo progetto per realizzarle. Insomma mi dà l'impressione di un cineasta animato da furore artistico sincero. Peccato che poi compia errori (talvolta molto evidenti) che spesso vengono reiterati anche nei film successivi. Peccato che queste sue idee spesso improntate ad un umanesimo vagamente mistico e spirituale siano difficilmente condivisibili. Peccato che (è un mio punto di vista, chiaro) abbia qualche problema nel dirigere gli attori. Peccato queste e tante altre cose. Però è un bene che ci sia anche lui a Hollywood, con la sua ricorrente critica di fondo alla società americana e al moderno capitalismo. Adesso non ridete per il collegamento molto ardito che sto per fare, è solo un pensiero che mi è passato per la mente in questo momento: Shyamalan mi procura lo stesso fastidio di certe esternazioni di Celentano, quando spara attraverso modalità confuse e banali delle idee che di per sè sarebbero anche giuste e condivisibili. Innanzitutto occorre rinoscere che rispetto alla (pessima!) opera precedente il regista ha fatto un bel passo in avanti. Perchè, badate, non è un film brutto, tutt'altro che un film da buttare. Ma è proprio la sua incompiutezza che infastidisce un pò. Sì, perchè l'inizio funziona a meraviglia, proponendo situazioni di fortissima suggestione emotiva. Certe immagini dei primi (circa) venti minuti sono per me indimenticabili: vedere questo piombare della realtà quotidiana in una improvvisa e destabilizzante follìa procura una bella emozione forte ed anche cinematograficamente ciò è reso piuttosto bene. Quei corpi di operai che piovono giu' dalle impalcature, quella gente nel parco che cammina all'indietro, quella pistola che viene raccolta da terra in una sorta di staffetta suicida, beh, sono sequenze davvero impressionanti, degne di un maestro del thriller piu' angosciante. Poi però, quando si tratta di definire i contorni psicologici dei protagonisti, ecco che arrivano i primi dolori. Intendiamoci, gli attori sono piu' che dignitosi, ma la mia percezione è che Shyamalan non sia in grado di coordinarli e di guidarli, di valorizzarli. Specie se poi, come nel nostro caso con Mark Wahlberg, non è che siano dei fuoriclasse. E allora apriamola pure, questa parentesi su Wahlberg. Il buon Mark non ha colpe, anzi apprezzo il suo sforzo, che va dimostrando film dopo film, di affrontare prove sempre piu' impegnative e mature: lui non è chiaramente un gigante di espressività però dobbiamo ammettere che da quando lo chiamavano solo per ruoli da energumeno manesco di strada ne ha fatta parecchia (io lo vedo come una specie di Stallone che però ha saputo fermarsi in tempo e correggere la rotta prima di invecchiare, e inoltre non dimentichiamo che oggi è uno degli attori preferiti da Scorsese, nonchè suo socio d'affari in produzioni televisive). Ecco, un attore come lui, oltretutto qui protagonista principale, ha bisogno di una regìa sapiente e scaltra, che lo sappia indirizzare, e invece pare quasi abbandonato a sè stesso, con risultati che in certe sequenze fanno quasi sorridere per quanto sfiorano il ridicolo. Ma, visto che siamo nel discorso, queste parole valgono anche per la co-protagonista Zooey Deschanel: lei, coi suoi occhi bellissimi e col suo viso incantevole, ce la mette tutta ma è malamente supportata da un personaggio superficiale e troppo poco definito. Per non parlare poi del ruolo dell'ottimo John Leguizamo, altro personaggio abbozzato in modo assai scarso. Non so, certe ingenuità paiono come suggerire l'idea di un lavoro chiuso in fretta, senza la cura necessaria. Qual'è l'idea di base che anima la storia? La natura che si ribella all'incapacità degli uomini a portarle rispetto (parlavo prima di Celentano: sono sicuro che questo film gli piacerà un sacco). E in particolare sono le piante che paiono darsi parola, organizzarsi e scatenare eventi terribili, sconvolgendo la mente umana inducendola all'autodistruzione. Sono teorie assurde, ma si sa che nella fiction tutto è legittimo, specie se mosso da intenti eco-moralizzatori che si suppongono sinceri (qualcuno sospetta di retorica filo-ambientalista? pazienza...). Il problema grosso sta però nel fatto che una simile vicenda viene raccontata senza la capacità di sviluppare credibilmente l'idea forte che ne sta alla base. Riprendendo quanto dicevo all'inizio, il film parte con dei colpi azzeccatissimi, esponendo una situazione terribile ma anche affascinante nella sua tragica follìa, ma poi le mosse che ne derivano da parte dei vari personaggi non stanno in piedi e sfiorano in qualche caso l'umorismo involontario. Il film (per questo vietato ai minori di 14 anni) è disseminato di episodi ai limiti dello splatter (vengono esibite morti agghiaccianti) che però sembrano collocate fuori contesto, e forse anche fuori dalle corde del regista. Con una trama del genere, scontatissimi i riferimenti all'11 settembre e, come anche i sassi possono immaginare, appena si manifestano i primi segni di follìa tutti pensano subito ad un attacco chimico dei terroristi. Nel film è presente una scena che in pochi giorni è già diventata un "cult" umoristico. Immaginatevi Mark Wahlberg che si avvicina ad una pianta con cui cerca (seriamente!) di imbastire un colloquio, salvo poi accorgersi deluso che quelle foglie sono di plastica. Scusatemi, ma è piu' forte di me: io allora mi sono immaginato la pianta che gli rispondeva: "Coglione, non vedi che sono finta??!". Okay. Allora siamo intesi: se un giorno, mentre siete seduti su una panchina al parco, magari intenti a leggere il giornale, e vedete uno che improvisamente si mette a camminare al contrario, beh, potete mettervi il cuore in pace che voi (e l'umanità tutta) siete fottuti. Voto: 6 e 1/2

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