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This Is England

Regia di Shane Meadows vedi scheda film

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La recensione su This Is England

di lorenzodg
6 stelle

"This is England" (2006) film uscito in patria qualche anno fa e distribuito (cautamente) in questo fine agosto dopo l'anteprima italiana al Festival internazionale di Roma (del 2006 naturalmente) con premio speciale della giuria. Meglio non aggiungere altro sulle distribuzioni e il crocevia delle pellicole che arrivano in sala (sic!)...
Il regista Shane Meadows gira un film-documento (o tenta di farlo) sull'ambiente inglese post Guerra delle Falkland. Siamo nel 1983 quando l'epilogo della Guerra porterà in patria una vittoria e soprattutto dolore e sangue: la 'giusta' guerra si rivela un disastro sociale per l'intero Paese. E l'epopea della Margaret Thatcher (qui eravamo al suo primo mandato di Primo Ministro...ne arriveranno altri due) prende il sopravvento su tutto quello che circonda il centro politico: la periferia inglese fatta di degrado, di problemi sociali, di disoccupazione, di immigrazione e di integrazione. La politica (come sempre) antepone il comando ad ogni veduta particolare, minima e familiare. Ciò che conta è la politica: e il problema delle Falkland (politica estera) ha fatto da nascondimento a tutti i problemi periferici interi dell'Inghilterra.
Il film vuole fare da apripista (come un'inchiesta giornalistica di grande fattura) a scardinare e rompere il silenzio su quello che 'bello' non era. La Thatcher viene colpita (impietosamente) senza se e senza ma: il divieto di autocritica libera il paese da ogni facile ironia (certo i panni sporchi vanno lavati) e da tromboni mediatici di convenienza facilona. Tutto corretto sia l'antefatto che l'incipit della pellicola ma poi si perde in facili scorciatoie e metodi retorici convenziali. L'epilogo reale della Marina Britannica che rientra in Patria...è solo manifesto a se stante ma che poco lega a certi metodi di rindondanza (conviene farla per la pellicola fiction ma se si vuole un documento che resti...meglio evitare tali semplici trabocchetti...).
Il film parla della storia di un ragazzo dodicenne di nome Shaun (Thomas Turgoose) che vive con la madre (isolato un po' da tutti). Suo padre è morto durante la Guerra delle Falkland e la sua foto in camera ne rende orgoglioso il ricordo. Non vuole che si parli di lui (nel bene e nel male). Il ragazzo viene preso in giro e deriso da altri coetanei...Quasi per caso (e per darsi importanza) si unisce a un gruppo di skinheads: fa un patto con loro. Il modo di vestirsi e il taglio dei capelli sono una sorta di apripista. Nel gruppo affiorano problemi di relazione quando torna il capo (Combo -Stephen Graham- dopo essere stato in carcere) e si affronta il discorso del razzismo. A molti non piace la cosa: alcuni abbandonano la 'baracca' compreso  Milky (di origine giamaicana). La sua supremazia vuole essere anche sulla sua vecchia fiamma (Lol) ma il tentativo non riesce. La sua sconfitta gli fa perdere la testa e aggredisce (violentemente) alcuni del gruppo (tra cui Milky) mentre Shaun assiste inerme al disastro (considerando che la 'reunion' di tutti dava l'impressione...).
Il ragazzo deluso da tutto torna dalla madre e butta in mare la bandiera con la Croce di San Giorgio (un regalo di Combo): intanto in tv vi sono immagini della fine della Guerra delle Falkland.
Il tema viene affrontato con asciutezza e un certo stile nella prima parte (30') poi il senso del racconto latita e la facile retorica si insinua in qualche passaggio fino ad essere (quasi) debordante.
I simboli (e i simbolismi) diventano facile gioco di messainscena ma anche costrinzione poco convincente all'assunto finale: la croce (bandiera), la croce (sulla pelle) e la croce (chiesa) sono associazioni corrette ma (che) vengono indicate come spartiacque di un mondo (skinhead) di lettura superficiale (un mondo di vezzi, di chiose e illustrazioni da cartolina...sfociando in parabole da 'macchietta'...).
Insomma la retorica in simili frangenti non può soverchiare il fatto e l'antefatto che il regista vuole portare avanti: il rischio è di banalizzare tutti. Il pre-finale (scorsesiano) porta a un eccesso metaforico compiacente e già evidente (a metà pellicola). La mattanza 'ridesta' l'uomo dal torpore ma annacqua il contesto (vero) sociale da cui provengono questi uomini-ragazzi (inglesi).
Il cast è abbastanza convincente; la parte di Shaun è poca relazionata al contesto familiare (madre) e il ragazzo-attore dà una prova non piena (e 'ap-piena di tutto).
Buono il commento musicale (che salva in certi frangenti una regia non sempre lineare). Sembrerebbe un'occasione persa (vedasi ultimi 20-30 minuti).
Voto 6.

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