Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Ogni volta che vedo un buon film di Paolo Sorrentino, mi ricordo il motivo per cui La grande bellezza non mi è piaciuto. Guardando la pellicola in esame ho trovato tutto quello che deve possedere un buon film: una fotografia delicata e piacevole, una sceneggiatura scorrevole ottimamente raccontata, un Toni Servillo al servizio della settimana arte, non eccessivo, quasi sottomesso, praticamente l’opposto del film premiato con l’Oscar , non fosse per la fotografia che anche nella premiata pellicola è degna di nota. Anche l’elemento musicale qui fa da padrone, la colonna sonora scelta da Sorrentino è a dir poco favolosa e collocata ad hoc nel contesto storico distribuito su trent’anni di Italia politica, tra eventi e personaggi che si alternano (tutti dovutamente e ingegnosamente descritti a dovere con didascalie che garantiscono una comprensione più fluida e completa) relazionandosi alla figura più potente che respirava in quegli anni. Resta intatta la grandezza del personaggio e la timorosa riverenza che lo accompagna, Sorrentino disegna una figura prima umana, religiosa e introversa poi avvolta dal peccato necessario, a detta sua, per far dominare il bene, e interferenze malavitose laddove, il potere politico, aveva il doveroso diritto di prevalere per mantenere l’ordine. Nonostante tutto, Sorrentino non osa schierarsi e lascia allo spettatore l’arduo compito. Servillo è camaleontico in ogni fibra sovrastando, come Il divo stesso, ogni attore o attrice che osa affiancarlo. Altro che La grande bellezza è la bellezza di questo film che è più che grande.
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