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Gomorra

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gomorra

di hallorann
10 stelle

Gomorra-libro è (stato) il fenomeno editoriale degli ultimi anni, l’aver raccontato la nuova camorra napoletana e casertana è costata al giovane autore Roberto Saviano minacce di morte (che sembrano moltiplicarsi con il passare dei mesi) e una conseguente scorta di protezione. Un affresco, una mappa stratificata dei nuovi clan che hanno e che continuano a comandare la regione Campania, un dettagliato rapporto sull’impero economico camorristico ramificato in tutto il mondo. Questo e altro è l’arcinoto, anche fuori dai nostri confini, best-seller sopraccitato. GOMORRA-film snellisce il romanzo-saggio concentrando lo sguardo su cinque storie paradigmatiche dell’attuale stato della più efferata e redditizia delle associazioni a delinquere. A Secondigliano, all’interno delle tristemente famose Vele (dalla orrenda forma dei palazzi), ci sono dei lunghi corridoi che ricordano quelli di un carcere-fortezza, Totò è un ragazzino che porta le buste della spesa alle famiglie, cresce all’ombra dei malavitosi osservandoli e svolgendo loro piccoli lavoretti: la vedetta per controllare l’arrivo della polizia per esempio. Diventa “uomo” facendosi sparare sul giubbotto antiproiettili dai capi-clan, quando scoppierà la guerra con gli scissionisti dovrà decidere da che parte stare. Negli stessi corridoi passerella va su e giù il postino dei boss che consegna le paghe mensili alle famiglie dei detenuti, un grigio “funzionario” che allo scoppio della faida tra clan non saprà bene che fare. Marco e Ciro sono due ragazzi che vivono al massimo: compiono rapine, rubano le armi dei boss di Casal di Principe, sparano all’impazzata imitando e citando i gangster di SCARFACE, sordi agli ordini e ai rimproveri dei capo zona pagheranno cara la loro tracotanza e le intemperanze commesse. Franco è un manager che per conto della Camorra gira il Nord-Italia offrendo a prezzi vantaggiosi lo smaltimento di rifiuti tossici delle loro fabbriche in siti già predisposti per contenere i barili pieni di veleni che infesteranno gli agri partenopei. Cinico e senza scrupoli il broker risolve un incidente durante lo scarico della “merce” dai tir, rassicura i contadini proprietari di terre, rese sterili dall’inquinamento, sull’aumento di rifiuti per incrementare i guadagni. Il giovane aiutante Roberto, a un certo punto, si rifiuta di continuare a svolgere un lavoro così sporco, finendo insultato dal suo principale: “Ti ho dato un’occasione…va va...”. Un sarto confeziona abiti per l’Alta Moda lavorando in nero, quando deciderà di dare lezioni e fare il supervisore in una fabbrica concorrente e clandestina gestita da cinesi subirà un attentato di scontata matrice camorristica. Il quarantenne Matteo Garrone, già apprezzato regista di nicchia, firma un capolavoro, con polso e sicurezza si addentra in una terra martoriata dagli omicidi e dalla criminalità. Senza tradire il libro di Saviano, ma coadiuvato dallo stesso in sede di soggetto e sceneggiatura, cristallizza la materia sviscerando un fenomeno antropologico, criminoso, economico e sociale che ha radici difficilmente estirpabili. Non giudica e non moraleggia, registra e filma alla maniera neorealista diretto e conciso, potrebbe sembrare anche Scorsesiano per la potenza delle immagini espressa ma sarebbe fuorviante e ingeneroso. GOMORRA è essenzialmente originale e privo di modelli di riferimento. Non tutto è spietato e senza speranza: il personaggio di Roberto, il sarto Pasquale (costretto a cambiare mestiere pur di non tornare ad essere sfruttato), la genuinità/rassegnazione del padre di Roberto e della vecchia contadina sono piccole oasi di salvezza e di riscatto morale. Determinante l’apporto dei non professionisti insieme ai teatranti di periferia e ai consumati attori di palcoscenico come Servillo, Imparato, Cantalupo e Morra.  

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