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Il grande racket

Regia di Enzo G. Castellari vedi scheda film

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La recensione su Il grande racket

di mm40
4 stelle

Minaccia, ricatto, violenza gratuita, anche qualche proiettile ben assestato: qualsiasi mezzo è lecito per combattere i 'cattivi'. Certo che non è una gran morale, quella che sta dietro a questo Grande racket; del resto stiamo parlando di un filmetto piuttosto scontato con attori di livello modesto, mezzi a disposizione altrettanto limitati (ma ben utilizzati, va riconosciuto) ed una trama ultraconvenzionale (Il braccio violento della legge risale ormai ad un lustro precedente e nel frattempo il filone poliziesco/poliziottesco italico si è sbizzarrito sul tema dello sbirraccio senza pietà). Castellari, figlio del mediocre regista Marino Girolami, non va molto oltre le potenzialità paterne, pur mettendoci tanta buona volontà; scrive insieme a due nomi non eccelsi come Massimo De Rita e Dino Maiuri e si affida ad una colonna sonora puramente poliziottesca, ma firmata soprendentemente dai fratelli De Angelis. Fabio Testi di per sè non è malaccio, ma è truccato come in un fotoromanzo patinato e la sua recitazione sembra rifarsi proprio a quel tipo di prodotto: uno sbirro maledetto, senza scrupoli, armato, a cui prudono le mani e che sembra continuamente volersi guardare allo specchio chiedendosi come fa ad essere così dannatamente sexy, bè, non è il massimo della credibilità. 4,5/10.

Sulla trama

Il sistema del racket è spietato: Roma è in ginocchio. Le forze dell'ordine sono impotenti e così il maresciallo Palmieri, spavaldo e violento, organizza una controffensiva brutale nei confronti della malavita. Agguati, sparatorie, ammazzamenti e il trionfo finale dei 'buoni'.

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