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Control

Regia di Anton Corbijn vedi scheda film

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La recensione su Control

di giancarlo visitilli
6 stelle

Prendi un mito e sforzati di raccontare almeno sette anni della sua vita. Un’operazione difficile. Specie nel caso di un personaggio mitico e mitizzato come Ian Curtis, cantante e front man dei Joy Division. Prendendo spunto dal libro “Touching From a Distance” della vedova di Curtis, il film mostra, da una parte le vicende sentimentali del protagonista, tra matrimonio e tradimento, e dall’altra la nascita di una band di culto. Il tutto è strettamente legato all’epilessia e al malessere fisico, che contribuirono a due tentativi di suicidio di Curtis, l’ultimo dei quali mise fine alla sua vita all’età di ventitré anni.
Control è il film vincitore, a Cannes 2007, del premio Regards Jeunes, nell’ambito della Quinzaine des Réalisateurs e del Label Europa cinéma, per il miglior film europeo della Quinzaine. Questa prima regia del fotografo rock Anton Corbijin era molto attesa. Perché tanta gente è cresciuta guardando e ammirando i videoclip e i video-concerti da lui diretti, dagli U2 ai Depeche Mode, passando dagli Smashin Pumpikins. Un’attesa non vanificata, sebbene non si tratti di un’opera che passerà nella storia del cinema come ‘il biopic’. La narrazione alterna alcuni fatti principali, al ritratto delle sofferenze del protagonista, provato dall’epilessia e che, impotente di fronte al disamore per la moglie Debbie, che ha sposato giovanissimo, e alla passione per la giornalista belga Annik, alla fine sembra non reggere tale peso. Si tratta di un film diverso rispetto agli altri del genere a cui appartiene, soprattutto a quelli che raccontano gli anni in cui è vissuto Curtis, che non sono assolutamente privi di eccesso, fra sesso e droghe d’ogni genere e che hanno accompagnato la vita e le opere di Bowie, Sex Pistols e poi anche dei Joy Division, che del new wave sono una delle band più oscure e intense. E’ chiaro che buona parte del film funziona perché è impregnato di una colonna sonora impeccabile, con pezzi originali dei Joy Division e altri suonati dai membri sopravvissuti della band, insieme al protagonista. Sam Riley, cantante della band “10.000 things”. A tal proposito anche il leader di questa band merita una menzione speciale per la prova attoriale, tra l’altro molto somigliante a Curtis, specie nell’aspetto fisico. Accanto al protagonista troviamo una sempre intensa Samantha Morton nel ruolo della moglie a cui Ian non risparmia alcuna pena, neppure lo spettacolo in diretta della propria morte.
“This is the way, step inside” sono le parole con cui si apre, per noi ascoltatori malinconici, l’ultimo album dei Joy Division. L’invito a non smettere di viaggiare, sebbene la partenza comincia dall’inizio.
Giancarlo Visitilli

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