Regia di Darren Lynn Bousman vedi scheda film
Venuta meno l’autoconsapevolezza dei primi due capitoli della saga dell’enigmista, Saw abbraccia finalmente la pura funzionalità coatta e reiterativa (già implicita comunque nel capostipite). Rispetto alla “puntata precedente”, il numero IV prende in prestito da 24 la scansione cronometrica della vicenda (novanta minuti per salvare un poliziotto) ed espande il concept della tortura ludica come una sorta di piano regolatore generale della colpa e della punizione strutturato secondo il più classico contrappasso dantesco. Esaminati tutti gli elementi del cruento gioco, se ne verifica l’efficacia. Elevato tasso di emoglobina (bella l’autopsia iniziale), ferocia, claustrofobia e sadismo. In questo senso i conti di Jigsaw tornano tutti: la natura seriale del prodotto ne viene esaltata e il sottotesto ne beneficia. Il contrario esatto di quanto accadeva insomma nel primo film del serial. Certo: la sceneggiatura commette il solito imperdonabile errore di spiegare ciò che non dovrebbe essere spiegato. Per fortuna dei realizzatori però, la trasparenza da playstation regge bene all’urto della parola (sin troppo) scritta. Che tutto sia già stato visto, ovviamente, è parte integrante del gioco. Non potrebbe essere altrimenti.
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