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Shine a Light

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Utente rimosso (Bright Parker)

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La recensione su Shine a Light

di Utente rimosso (Bright Parker)
6 stelle

La musica degli Stones che ha accompagnato molti dei film del miglior Scorsese è ormai diventato un marchio di fabbrica del maestro italoamericano; vedi film come “Mean Streets”, “Goodfellas”, “Casinò” e il recente “The Departed”, e vedere sul grande schermo un tutt’uno tra uno dei più importanti cineasti dello scorso e del corrente secolo e una delle più grandi rock-band della storia era quanto di più allettante si potesse immaginare.
Scorsese aveva già avuto a che fare diverse volte con il genere documentario, basti pensare a opere come “L’ultimo Valzer” (1976), “Il mio viaggio in Italia” (1999), “The Blues: dal Mali al Mississipi” (2003) e “Bob Dylan: No direction home” (2005), oltre ad un’esperienza come assistente al montaggio di quel capolavoro che è “Woodstock: tre giorni di pace, amore e musica” (1970), di conseguenza, una chiara idea di quello a cui ci saremmo trovati davanti l’avevamo ben fissa in testa.
I primi 10 minuti, che raccontano le varie fasi di organizzazione del concerto degli Stones al Bacon Theatre di New York sono assolutamente perfetti, dopodiché, quello che si preannunciava come uno spettacolare e sentito omaggio di un colosso del cinema a quattro colossi della musica rock, risulta essere un semplice concerto portato avanti a oltre 2 ore diluito qua e là con brevi filmati d’archivio contenenti interviste e dichiarazioni delle quattro ‘pietre rollanti’.
Scontato dire che, tecnicamente, “Shine a Light”, come tutti i film di Scorsese, è praticamente perfetto (regia, fotografia, scenografia etc…), ma ciò che manca a questo documentario è proprio l’anima.
Da parte dei quattro Stones (Mick Jagger, Keith Richards, Ronny Wood e Charlie Watts), nonostante l’età, nonostante il fisico ormai incartapecorito, nonostante il passato turbolento tra droghe e alcool, l’energia di certo non manca, e almeno per quanto riguarda il repertorio musicale messo in scena dai quattro artisti ci si può considerare soddisfatti, salvo per l’assenza nella scaletta della bellissima “Gimme Shelter”, uno dei pezzi preferiti dal sottoscritto.
Tuttavia, come detto, Scorsese si preoccupa troppo del reparto tecnico (un numerose imprecisato di macchine da presa impiegate per la realizzazione) e lascia da parte le emozioni, confezionando un prodotto freddo, spigoloso e che non concretizza una volta per tutte l’amore artistico del regista verso i Rolling Stones e che, almeno in questa occasione, non conferma il talento di quello che, ad ogni modo, rimane sempre uno dei migliori cineasti viventi.

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