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Shine a Light

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su Shine a Light

di giancarlo visitilli
8 stelle

Rotolando, si sono portati insieme un grande del cinema, Martin Scorsese, i duri del rock. Non so chi fra i due abbia riesumato chi, ma è certo che Scorsese ha riportato in vita il rockumentary, i Rolling Stones il loro sound allo stato puro. Senza alcuna contaminazione con il pop, l’hard, l’havy, ecc. Semplicemente il rock, e in modo particolare quello che s’è consumato durante il doppio concerto al Beacon Theatre di New York, solo due anni fa.
Scorsese lo ha filmato con la stessa ‘poeticità e religiosità rockettara’ che abbiamo già intravisto ai bei tempi de L’ultima tentazione. In Shine a tentare è il rock, ma la sacralità è quella dell'icona in movimento sul palco, Mick Jagger: una sorta di ultima tentazione del diavolo, moventesi sotto i duri colpi delle corde metalliche di Richards e del cardiopatico ritmo di Charlie Watts, resi metafisici dalle armonie di Ronnie Wood.
Non scherza mica, neanche il regista, che di rock non a buon mercato ne ha masticato davvero tanto. Sedici macchine da presa, una ventina di operatori, tra cui una lista di direttori della fotografia, tra i migliori al mondo: Robert Richardson (The Aviator, JFK), John Toll (L'ultimo samurai, Braveheart), Andrew Lesnie (Il signore degli anelli, King Kong), Stuart Dryburgh (Lezioni di piano, Il velo dipinto), Robert Elswit (Il mistero di Sleepy Hollow, Il petroliere) e Ellen Kuras (Summer of Sam, Se mi lasci ti cancello). Già nel ’78 Scorsese, con The Last Waltz, aveva filmato con estrema grazia, l'ultimo concerto della Band di Robbie Robertson, ma non assolutamente disponendo dello stesso share del mondo cinematografico. Altri punti di vista, altre scelte: chi, se non lui, può costruire un documentario senza mai una sola zoomata sui protagonisti del film? Con le macchine che s’insinuano, senza mai farsi accorgere della loro presenza. Grandiosità di un maestro rock doc. Tra l’altro, il connubio Scorsese-Stones è di vecchia data: basti pensare alle canzoni inserite nella traccia sonora del bellissimo Mean Street.
Non sono pochi i momenti in cui l’emozione rotola fra il blues, il rock e l’eroicità di alcune scene emblematiche: il batterista che sbuffa in camera, come per dire che ormai lui ha una certa età, di contro alle sgambettate da adolescente di Jagger. Tutto ciò é solo, e semplicemente, rock’n’roll, che scende fin nel più profondo dell’anima: senza intoppi si passa dalle accoppiate con Jack White in Loving Cup, a quella di Buddy Guy in Champagne and Reefer, fino alla più moderna Aguilera in Live With Me. A noi resta la Sympathy for the Devil, trattandosi di una pozione esplosiva: il cinema, quello di Scorsese e il rock, quello degli Stones.
Giancarlo Visitilli

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