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Shine a Light

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Shine a Light

di chinaski
8 stelle

Il rapporto tra i Rolling Stones e Martin Scorsese è di lunga data. Almeno da un punto di vista filmico. Nelle colonne sonore delle opere del regista americano spesso e volentieri si trovano tracce degli Stones (basti pensare a Mean Street), con la loro innegabile forza emotiva e con le loro note capaci di dare forma e ritmo ad intere sequenze.
Per Shine a Light, che non è un documentario come No direction home, ma la registrazione di un concerto tenuto dagli Stones al Beacon Theater di New York nell’autunno del 2006, Scorsese sceglie una confezione di grande classe, con molteplici macchine da presa che riprendono il gruppo da svariati punti di vista e con una fotografia lucida e patinata che vede all’opera una squadra di grandi nomi del settore (Robert Richardson, John Toll, Andrew Lesnie, Stuart Dryburgh, Robert Elswith, Ellen Kuras).
Gli Stones non hanno bisogno di presentazioni così come non ne servono a Scorsese. Il risultato è un omaggio amichevole e sentito ad una delle band più longeve del Pianeta, che nelle quasi due ore di concerto (con piccoli intervalli in cui Scorsese ripropone materiali di repertorio, soprattutto interviste) ripercorre le tappe salienti della propria carriera, con canzoni che sono entrate nella storia del rock’n’roll.
I quattro Stones si divertono, ammiccano alla macchina da presa, scherzano con Martin e suonano come al solito alla grande. Vederli sul palco dà il senso di quanto la musica sia più efficace di ogni medicina per mantenersi giovani nello spirito e nel corpo (ma forse per Keith Richards c’è da aggiungere anche l’uso di un gran quantitativo di droghe) e ascoltare le loro canzoni è indubbiamente emozionante e non pochi sono i brividi che partono dalla base della schiena per disperdersi in tutto il corpo.
Mick Jagger saltella sul palco come un ventenne e le ragazze in prima fila, tutte belle e giovani (forse scelte appositamente?) ancora urlano e ballano davanti alle sue movenze, Keith Richards regala riff e plettri come nulla fosse, nel suo look da pirata dei Caraibi, sorriso sornione stampato sul volto e grande ironia, Ron Wood accompagna con la sua chitarra ritmica e alle volte duetta con Keith, Charlie Watts suona distinto la sua batteria e ogni tanto sbuffa in camera, come a dire che ormai lui ha una certa età e queste cono cose da ragazzini. Eppure i quattro sembrano ancora divertirsi e il pubblico insieme a loro. Certo, è solo rock’n’roll. Ma fatto con una classe che ancora non vuole saperne di svanire.


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