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Star Trek - Il futuro ha inizio

Regia di J.J. Abrams vedi scheda film

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La recensione su Star Trek - Il futuro ha inizio

di Holger Danske
1 stelle

OPINIONE DEL CINEFILO. E cominciamo col dire una cosa che mi sta sul gozzo: J.J. Abrams non è un genio, se non forse un genio della pubblicità. È un venditore di fumo, un rappresentante di aspirapolveri, un imbonitore da circo. È l'Uomo col Vocione di Stefano Benni, che entra nel bar salutando a voce alta e subito gli preparano cappuccino e cornetto. Potrebbe vendere frigoriferi agli esquimesi o sabbia ai beduini del deserto. Ha creato, intorno al suo Star Trek, un’attesa perfetta, ha mantenuto viva l’attenzione con abilità stregonesca, ha orchestrato abilmente le polemiche tra i fan, e ha ottenuto quel che si era esattamente prefisso: un blockbusterone per accompagnare i pop-corn e un bel mucchio di soldi per la Paramount. Abrams sembra confondere la fantascienza col videogioco. Il ritmo ipercinetico distrae lo spettatore dagli squarci di una sceneggiatura pressoché inesistente, sacrificata sull’altare degli effettacci speciali. È posticcia piena di buchi, vuoti, voragini. L'unico collante della trama è l'esigenza dell'effettaccio filmico. Non c’è nulla che abbia veramente senso, e ogni soluzione escogitata sembra tirata fuori all’occorrenza da un cappello a cilindro. I personaggi sono infantili, afflitti da psicologie da fumetto e tutto quello che fanno è semplicemente funzionale a portare avanti una storia traballante e fracassona. Non c’è un attimo di riflessione che sia uno, ma questo forse è comprensibile, visto che se si permettesse allo spettatore di riflettere, forse Abrams, Orci e Kurtzmann si beccherebbero quel coro planetario di pernacchie che meritano.

OPINIONE DEL FANTASCIENTISTA. Qualcuno ha scritto che la fantascienza è quel genere letterario (e cinematografico) in cui le idee sono le protagoniste. Quarant’anni fa Star Trek – la serie classica – sdoganò la fantascienza dall’essere un prodotto per bambini e ne portò in televisione una versione adulta, fatta di concetti e riflessioni che parlavano all’intelligenza dello spettatore, allo stesso tempo divertendolo e affascinandolo. Ma il sense of wonder, che un tempo era meraviglia di fronte a idee di portata cosmica, oggi sembra essere stato svenduto per il piatto di lenticchie degli effetti speciali. È quello che ci meritiamo. In questo film assistiamo a scene grandiosi (viaggi nel tempo e buchi neri) e a fatti tremendi (distruzione di pianeti e civiltà!) senza che il regista, né lo sceneggiatore, si rendano conto minimamente di cosa stiano descrivendo o trattando, senza alcun senso delle proporzioni, del dramma, dell’intelligenza. Tutto ha la logica da game over. Tanto basta.

OPINIONE DEL TREKKER. Premetto che seguo la saga di Star Trek dai tempi di Telemontecarlo e sono sempre stato piuttosto "integralista" riguardo a ogni successiva incarnazione della serie. E d'accordo, negli ultimi anni Star Trek aveva grattato il fondo del barile, producendo episodi e film sempre peggiori. Produttori e sceneggiatori si trascinavano senza molte idee, e nemmeno la Paramount sembrava credere alla saga di Gene Roddenberry, che pure vantava il fandom più vasto e agguerrito della storia. Ora, non si tratta tanto del fatto che Abrams, Orci e Kurtzmann abbiano modificato la continuity di Star Trek con un reboot. Avevano tutto il diritto di farlo. Del resto, in quarant'anni, Star Trek ci ha abituati a paradossi temporali, universi paralleli e dimensioni quantistiche, quindi poche storie, l'operazione di A.O.K. rientrava nelle possibilità insite nella serie. In questo, gli autori non hanno barato. Però hanno picchiato sotto la cintura, e hanno picchiato duro. Cinque serie e dieci film avevano contribuito a costruire una storia del futuro complessa e affascinante come poche altre, e forse non c’era tutto questo bisogno di cancellarla con un colpo di spugna, tantopiù che l’operazione è stata fatta con una certa presuntuosa noncuranza. Come dire: "Non capisco nulla di Star Trek, ma sono un genio e mi prendo tutte le libertà che mi pare". Non vi è alcun senso di tempo, distanze e possibilità tecnologiche. Accadono palesi assurdità logiche senza alcuna motivazione precisa. Le scene sono appiccicate le une sulle altre solo perché sono fighe. Parlano all’adrenalina degli spettatori, e non alla loro mente pensante. Manca la visione utopistica della Serie Classica, la quale, parlando del futuro, utilizzava la lente fantascientifica come chiave di lettura del nostro presente, e lo faceva con intelligenza e ironia. Star Trek, che quarant'anni fa aveva reso adulta la fantascienza, ora è diventato un giocattolone per bambini cerebrolesi. Ma basta così. I videoclippari prendano il popcorn e si accomodino in sala.

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