Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
Dal peggiore dei mondi possibili, The Day After Tomorrow, all’alba dei tempi. Dominato da un folle sincretismo dichiaratamente influenzato dalle mitologie pulp-cosmogoniche di Erich Von Däniken, 10.000 A.C. è uno Stargate senza anello dimensionale che (ri)mette in scena una guerra del fuoco apocalyptica incentrato su un pathfinder ansioso di liberarsi dell’immagine del padre e che per farlo, guarda un po’, deve... ritrovarlo. Ovviamente, e non sembri un’eresia, c’è persino una prigioniera del deserto (Sentieri selvaggi si chiama così per i francesi...) e una miliusiana voce fuori campo (Omar Sharif per la versione internazionale, Omero Antonutti per noi italiani monolingua doppiaggio-dipendenti). Il tutto è così sopra (sotto?) le righe che, trattato diversamente, avrebbe potuto persino strappare qualche sorriso compiacente. Purtroppo Emmerich crede con convinzione teutonica alla sua parabola libertaria (un fantasma s’aggira anche per la preistoria) ma non esita a porre alla testa del suo esercito di africani un caucasico rastacrinito (vagamente maori, però) mentre il semidio androgino da abbattere sembra l’antenato di Jaye Davidson (sempre Stargate). 10.000 A.C. è il tonitruante titanismo estetico di Emmerich al grado zero.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta