Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Riadattando il titolo del suo film più famoso, e direi (forse) anche più riuscito, e utilizzando la medesima forma di racconto, o quasi (il film è diviso a episodi, a differenza del quasi omonimo più datato dove si utilizza, invece, la tipologia dell’intersezione degli episodi) il mitico Carlo, si diverte a tornare alle origini e confeziona una pellicola che, pur non vivendo degli albori dei tempi che furono, riesce comunque ad essere un film che intrattiene divertendo e riflettendo. Più riflessione e meno risate è ormai la piega che ha preso Verdone che sembra sempre più sentire l’esigenza di lanciare un messaggio attraverso ogni lavoro che porta la sua firma. Senz’altro ci riesce a pieni voti ma trascura, inevitabilmente, la sua più grande capacità che è quella di farci ridere senza volgarità (cosa più unica che rara da un po’ di tempo a questa parte). Inutile la presenza di Geppi Cucciari che compare in scena poco e con non molto entusiasmo, di certo senza la verve comica che la caratterizza, diventa comparsa proprio lei che, se sfruttata bene, avrebbe potuto essere un’ottima spalla, di certo più capace della Gerini che incanta per la bellezza ma non eccelle in doti comiche che, evidentemente, non possiede. Un buon film che non raggiunge le vette dei film delle origini di Carlo dove le risate si univano alla riflessione in un connubio perfetto che sembra difficile da ripetere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta