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Il futuro non è scritto - Joe Strummer

Regia di Julien Temple vedi scheda film

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La recensione su Il futuro non è scritto - Joe Strummer

di sasso67
8 stelle

Può darsi che Julien Temple non passi alla storia come uno dei registi più grandi (Gian Piero Brunetta non lo inserisce neppure nel suo Dizionario dei registi mondiali, Einaudi, edizione del 2008), ma è indubbiamente il profeta cinematografico del punk. Il regista britannico, infatti, esordì con il famoso film sui Sex Pistols (La grande truffa del rock & roll, 1980), che costituisce, bene o male, un primo tentativo di bilancio sul fenomeno - non solo musicale - del punk, tema sul quale era già tornato, a distanza di vent'anni, con Sex Pistols - Oscenità e furore (2000), per una riflessione più meditata. Il futuro non è scritto (2007) esce cinque anni dopo la morte di Joe Strummer, leader dei Clash altro grande gruppo del punk inglese, scomparso alla fine del 2002 ad appena cinquant'anni. Il film ripercorre, grazie alle testimonianze di tanti amici e colleghi, ma anche alla voce dello stesso Strummer, la vita e la carriera del cantante/chitarrista, dall'infanzia sballottata da Ankara (dove John Graham Mellor, vero nome del Nostro, era nato nel 1952) al Cairo, a Città del Messico, alla Germania Federale, al seguito del padre, funzionario d'ambasciata (pur essendo di idee di estrema sinistra), fino all'inizio della carriera musicale, passando per la tragedia del suicidio del fratello maggiore David, un ragazzo chiuso e taciturno, che si era avvicinato all'ideologia neonazista.

Poi comincia la cavalcata musicale di Joe Strummer (uno pseudonimo che in italiano si potrebbe tradurre pressappoco come "Beppe Strimpella"), dagli esordi giovanili con i Vultures e poi con i 101'ers e poi il salto nella Storia della musica, fatta con i Clash, gruppo nel quale il cantante era il vero dominus, pur non essendo il più bravo (il chitarrista solista Mick Jones ed il batterista "Topper" Headon erano musicalmente più preparati di lui), tanto è vero che era lui che scriveva i testi delle canzoni e che decideva le esclusioni dalla band (spesso spalleggiato dal manager Bernie Rhodes). E letale alla sussistenza del gruppo fu proprio l'espulsione di Jones, senza il quale i Clash non avevano più ragione d'esistere.

Gli amici, i colleghi, i conoscenti invitati da Temple ad una sorta di falò commemorativo, parlano di Strummer senza falsa deferenza (Don Letts, artista visivo e partner di Mick Jones nei Big Audio Dynamite, lo definisce addirittura «un vigliacco») e ne fanno un ritratto non agiografico ma profondamente emozionante, per l'assenza, arrivata troppo presto, di un grande personaggio che in buona misura ha cambiato la storia della musica e che si esaltava soprattutto sul palco, quando cantava inni come White Riot, Rock The Casbah, Should I Stay Or Should I Go eccetera.

 

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