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Signorinaeffe

Regia di Wilma Labate vedi scheda film

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La recensione su Signorinaeffe

di nickoftime
6 stelle

"La mia generazione"(1996)di Wilma Labate ce l'aveva fatta conoscere con una storia che era insieme la fine di un'epoca (quella del terrorismo) ed il resoconto di un'utopia irrealizzabile. La Signorina Effe costituisce il seguito ideale di quel film, non solo dal punto di vista cronologico (il 1980 e la sconfitta del movimento operaio andarono di pari passo con la recrudescenza dell'eversione), ma anche per la voglia di raccontare con malinconica nostalgia un mondo in via di estinzione, nel quale aveva ancora senso parlare di partito comunista e sciopero ad oltranza.
Il titolo del film derivato dal documentario "Signorina Fiat", di Giovanna Boursier, da cui il film prende spunto, fa riferimento, giocando con la poesia del torinese Gozzano (Signorina felicita, agli scenari del capoluogo piemontese, da sempre punto di riferimento e snodo focale per le sorti del proletariato italiano, descrivendo, attraverso l'amore contrastato dei due protagonisti, il clima e le vicende dei 37 giorni di sciopero organizzato dai lavoratori della FIAT per annullare i provvedimenti di cassa integrazione a zero ore di 25000 lavoratori, decisa dalla dirigenza per mettere fine alla crisi economica che l'attanagliava.
Il film ripercorre quei momenti attraverso spezzoni di repertorio che ci mostrano l'ondata di attenzione ed insieme di accorata partecipazione che portarono la questione operaia al vertice dei problemi nazionali. Dopo la solidarieta' iniziale, (in uno dei comizi torinesi Berlinguer dichiara il totale supporto del suo partito alle iniziative poste in essere) in cui la speranza prevale sulle difficolta' del reale, subentrano le differenze di vedute ed il movimento si divide: da una parte le vecchie generazioni schierate a favore di quel padrone che li ha salvati dall'indigenza delle origini, disposti a seguirlo nelle sue decisioni, dall'altra quelle nuove che rifiutano questa rassegnazione senza futuro e sono disposti a rischiare lo stipendio per invertire la tendenza. Sergio ed Emma scandiscono quei momenti attraverso le diverse fasi del loro amore e rappresentano insieme le due anime di quel movimento, quella nuda e pura (lui) che ci crede fino in fondo, l'altra decisa a tirarsi fuori (lei), ad abbandonare le utopie ed i sacrifici a favore di scelte pragmatiche e di carriera (laurearsi e sposare l'ingegnere che favorirebbe la sua ascesa). Le loro divergenze reali e immaginarie finiranno spazzate via dalla storia che portera' i protagonisti di quegli eventi e del nostro film ad un eguale risultato di sconfitta. La Signorina Effe ha il pregio di ricordarci un pezzo della nostra storia, attraverso un plot che deludera' chi ha vissuto quei momenti, per le semplificazioni che non rendono giustizia alla complessità del momento ma potra' interessare, per l'appeal dei protagonisti - un mix di corpi e facce che respingongono ed insieme attraggono (Valeria Solarino che recita con gli occhi e con lo sguardo e Filippo Timi, un corpo da Fronte del Porto ed una faccia da Serpico all'italiana) - il pubblico piu' giovane, che entra per la prima volta nella storia che fu dei propri genitori.
Wilma Labate confeziona un prodotto che ha i difetti di molta produzione italiana, con un linguaggio pressoche' televisivo e la mancanza di coraggio che gli impedisce di dire fino in fondo come stanno le cose (ma perche' non viene mai pronunciato il nome di Gianni Agnelli?), ma al contrario la capacita' di dirigere gli attori in una performance che alla alla fine costituisce il punto di forza del film.

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